The Little Flower Girl

Regina ran away from home because her father bothered her. High School was no fun anyway. What she liked was flowers, and music. She drifted west. 

“What I found out in San Francisco is that flowers aren’t really free,” she said. “Music’s freer, in that notes eventually escape into outer space, but it’s a hard business. Tougher than diamonds, in fact.”

She drifted back towards reality, gave up dreams of a career as a singer, and opened her first boutique, The Silent Woman.

She sold psychedelic posters, used clothes, candy and flowers. “I had this vision of a woman with no clothes on in the middle of a field, in a silent movie. She moves her mouth but there’s no sound. She hands you, the customer, a flower.”

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The drift slowed, and finally stopped at Hotel Kranepool, where at least some flowery dreams come true. Madame Ozmya, who runs the palmistry parlor in the lobby, recommended that former Flower Child Regina brighten the ground floor dimension where guests get their first glimpse of Kranepool World. “Flowers,” Madame Ozmya told The Management. “Flowers! A hotel is like a woman: she wants flowers. She needs them!”

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“Flowers are like people,” Regina the Florist says. “They’re individuals, with their own languages. My job is to figure out which flowers might get along, and put them together for the delight of guests here at the Kranepool, and for the man on the street who walks in on a whim to buy flowers for a wife, a lover, a perfect stranger. Also, I do floral arrangements for the lobby. What I don’t do is throw my flower families away when they wither. The Night Porter has kindly agreed to take care of that detail.”

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Where have all the flowers gone?

Management reminds employees: “Organic dumpster behind the Kranepool Bar & Grille is for Kitchen Staff only. This means you.” 

The Night Porter, as usual, played dumb. “Dead flowers? What dead flowers? Ask the Rolling Stones.” Maybe it’s not an act.

“Brian Jones gave me a yellow rose,” Regina said. “Or at least Madame Ozmya said he would’ve wanted to. We trade séances for Ikebana lessons when the lobby’s too quiet.”

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***

La piccola fioraia

Regina scappò di casa perché suo padre le dava noia. Il liceo non era divertente. Ciò che le piaceva erano i fiori, e la musica. Si avviò verso ovest.

“Scoprii che i fiori non sono poi tanto liberi,” dice. “La musica lo è di più, nel senso che le note si librano per aria e non tornano indietro. Ma l’industria della musica è più dura dei diamanti.”

Tornò verso la realtà e mollò la carriera di cantante. Aprì una prima boutique, The Silent Woman. (ndt: La donna silenziosa)

La Donna Silenziosa vendeva manifesti psichedelici, vestiti usati, dolciumi e fiori. “Ebbi la visione di una donna svestita in mezzo a un prato, in un film muto. Le sue labbra si muovono, ma non esce alcun suono. Porge a te, il cliente, una gemma.”

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La vita da zingara alfine depositò Regina al Kranepool, dove alcuni sogni fioruti si avverano. Madame Ozmya, che gestisce il salone di chiromanzia nella hall, la raccomandò alla Gestione per profumare e abbellire gli spazi dove i graditi ospiti lanciano il primo sguardo sul mondo Kranepooliano. “Fiori,” disse Madame Ozmya. “Fiori! Un hotel è una donna: vuole fiori. Ne ha bisogno!”

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“I fiori sono come le persone,” dice Regina la fioraia. “Sono individui, con i loro propri idiomi. Il mio lavoro consiste nel capire quali fiori potrebbero andare d’accordo, e metterli insieme per deliziare i graditi ospiti del Kranepool, e anche il viandante che entra per comprare fiori per la moglie, l’amante, una sconosciuta. Preparo anche i bouquet per la hall. Ciò che non faccio è buttare via le mie famiglie floreali quando appassiscono. Il portiere di notte si è gentilmente offerto di far loro da becchino.”

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Dove finiscono i fiori morti? La Gestione ricorda ai dipendenti che i bidoni per l’organico dietro il Kranepool Bar & Grille sono riservati al personale di cucina.

Il portiere di notte, al solito, fece il finto tonto. “Fiori morti? Quali fiori morti? Chiedetelo ai Rolling Stones.” Forse non finge.

“Brian Jones mi diede una rosa gialla,” disse Regina. “O perlomeno secondo Madame Ozmya me l’avrebbe voluta dare. Ci scambiamo sedute spiritiche e lezioni di Ikebana quando nella hall c’è troppo silenzio.”

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matthew licht