Tough Luck (for Guests in Search of a Good Night’s Sleep)
A hotel is a rhythm instrument, built to keep time. Bells ring, bellboys appear. Elevators bong, guests entrust their lives to cables that zoom and zing like a double bass’ strings. High heels tap staccato tattoos on marble in the lobby, parquet in the ballroom. Guests’ steps are muffled by wall-to-wall carpet in the hallways, a half-hidden backbeat to activity in the rooms.
Check-out time waits for no guest or chambermaid.
The Night Porter was attuned to the Kranepool’s various beats, haunted by its underlying vibraphone arpeggios.
He wasn’t used to syncopated rimshot thunderstorms. Neither were the guests, several of whom called to complain.
“The bed’s shakin’. The whole room’s thumpin’. How’re we supposed to get any o’ that rest we paid for?”
The fracas seemed to arise from the basement. The Night Porter took the Security flashlight from the drawer and headed down.
The Management had recently invested in a gleaming new array of heavy-duty laundry equipment (See Hole-y Sheets!). These eco-friendly cleanliness giants supposedly used less water, detergent and energy, but they made an unholy racket. Their slam bang anvil chorus had roused the restless spirit of jazz great Dave Tough.
The Night Porter fell to his knees. Greenish linoleum absorbed the blow.
“Mr Tough, what’re you doing here?”
A wisp of smoke rose from the cigarette wedged in the percussive genius’ lips, and got in his eyes. “Can’t give up in the battle against the machines,” he whispered. “Won’t surrender.”
“But sir, the guests. They say they can’t sleep.”
“They’ll find eternal rest soon enough,” the drummer said.
***
Il ritmo pulito delle tenebre
Un albergo è uno strumento del ritmo, creato per scandire il tempo. Suonano campanelli, compaiono fattorini. Gli ascensori fanno bong, gli ospiti affidano le loro vite a cavi d’acciaio che fanno zùm e zing come le corde di un contrabbasso. Tacchi alti battono sul marmo della hall, sul parquet della sala da ballo. I passi degli ospiti sono attutiti dalla moquette nei corridoi, danno un battito poco invadente alle attività nelle stanze.
L’ora del check-out non attende ospiti né cameriere.
Il portiere di notte era in sintonia con i vari beat del Kranepool, e ossessionato dal suo costante arpeggio di vibrafono in sottofondo.
Non era abituato a temporali sincopati di rimshot. Nemmeno gli ospiti, alcuni dei quali chiamarono per lamentarsi.
"Il letto sussulta. Tutta la stanza trema. Come cavolo dovremmo fare per avere un po’ di quel riposo che abbiamo pagato?"
Il fracasso sembrava sorgere dal seminterrato. Il portiere di notte prese la pila di sicurezza dal cassetto e si diresse verso il basso.
La Gestione aveva investito in un nuovo apparato di luccicanti attrezzature per lavanderia ad alta resistenza (Vedi Sin/Doni). Questi giganti della pulizia eco-compatibili usano meno acqua, detersivo ed energia, ma fanno un baccano inverosimile. Quel coro dell'incudine aveva destato lo spirito irrequieto del grande jazzista Dave Tough.
Il portiere di notte cadde in ginocchio. Il linoleum verdastro assorbì il colpo.
"Signor Tough, che sta facendo qui?"
Un filo di fumo si levò dalla sigaretta incastrata nelle labbra del geniale percussionista, e gli andò negli occhi. "Non bisogna mollare nella lotta contro le macchine," sussurrò. “Non mi arrenderò mai.”
"Ma signore, gli ospiti. Non riescono a dormire."
"Troveranno fin troppo presto il riposo eterno", disse il batterista.