RWF’s One-Night Stand

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Rule Number One in the Hotel Biz oughta be: don’t let film crews anywhere near your establishment.

Rule Number Two: Don’t let movie stars pillage MiniBars.

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The man who introduced himself as The Producer laid an impressive hand of plastic cards on the table. “One night, that’s all we need,” he said. “Minimal crew, no stunts. We just need to re-shoot a few basic scenes and some missing establishing shots to wrap up an unfinished masterpiece.”

“Who’s the Director?” The Night Porter sounded wary, because he was.

“The Master, alas, is no longer with us,” The Producer said. “Except in spirit.”

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The Night Porter pretended to look through The Register. “Sorry. No vacancy.”

 The Producer made a get over here gesture at a thin, glamorous figure, who approached the Reception Desk. 

“The world is a sad place,” she whispered, “when not even hotels have room for beautiful fantasy.”

The Producer pulled a large-denomination banknote from his pocket. “Do you want life to be dull?”

“Uh, I guess we can work something out.”

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The crew began to unload equipment from their van. They dragged heavy crates across the lobby, though Management strictly forbids this. “At least use the Service Elevator,” the Night Porter said. But it was too late.

Shooting began that same night. 

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The Night Porter watched them work. He hoped he might learn some skill, some means to capture emotions, that would better his position in society.

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He used his passkey to admit crew and talent into unoccupied Suites on several floors. He begged them not to disrupt the beds, or use the bathrooms, or raid the little refrigerators.

“Of course not,” they said, but then did as they pleased. 

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The actress with the low voice, deep accent and 80-proof breath kissed him full on the mouth when it was all over. “The world will be a less dismal place now,” she whispered in his ear. 

Management disagreed, vehemently. 

***

Notturno R.W.F.

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La prima regola dell’industria alberghiera dovrebbe essere: non ammettere equipe cinematografiche.

La seconda regola: non permettere alle stelle del cinema di svuotare a scrocco i MiniBar.

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L’uomo che si era presentato come Il Produttore aveva tante prestigiose carte di credito da giocare. “Chiediamo di stare una sola notte,” disse. “Equipe ridotta all’osso. Niente esplosioni. Dobbiamo solo recuperare alcune scene, fare riprese di sfondo, registrare il suono di stanze vuote per finire un capolavoro incompiuto.”

“Chi è il regista?” chiese il portiere di notte, non proprio rassicurato. 

“Il maestro, ahimè, non è più tra noi,” rispose il Produttore. “A parte in spirito.”

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Il portiere di notte fece finta di consultare il registro. “Spiacente. Siamo al completo.”

Il produttore gesticolò verso una figura snella e fascinosa. Quest’ultima si avvicinò al banco della reception.

“Il mondo è un posto triste,” sussurrò lei, “quando nemmeno gli hotel danno spazio alle belle fantasticherie.”

Il Produttore trasse di tasca una banconota di taglio osceno. “Vuoi che la vita sia truce?”

“Ehm, forse riusciamo dopotutto ad accomodarvi.”

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La troupe scaricò il pesante macchinario e strascicò tutto per la moquette della hall, anche se La Gestione lo proibisce severamente. “Perlomeno usate l’ascensore di servizio,” disse supplichevole il portiere di notte. 

Ma era troppo tardi.

Cominciarono subito a girare. 

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Il portiere di notte osservò. Sperava di poter imparare qualche manualità, un modo di catturare emozioni che avrebbe migliorato la sua posizione in società.

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Con la chiave universale fece entrare tecnici e attori nelle Suite vacanti. Implorò loro di non disfare i letti, o usare i bagni, o svuotare i piccoli frigoriferi. “Certo che no,” dicevano, per poi fare come volevano.

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L’attrice dalla voce bassa e l’alito alcolico lo baciò sulla bocca quando tutto era compiuto. “Ora il mondo è meno tetro,” gli sussurrò nell’orecchio. 

La Gestione non fu d’accordo. Veementemente no.

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matthew licht