The Limbo Twin Suite: Room Service Seafood Breakfast
starring Capt. Jacques-Yves Cousteau and Patrick O’Brian
Patrick O’Brian: I don’t remember ordering room service, but as surprises go, this one’s pleasant.
Jacques-Yves Cousteau: That chambermaid looked as though she wanted to be included in the meal. We shouldn’t have let her go so quickly. And we should’ve given her a tip, a big one.
PO’B: (hoists covers off several plates) Ah look, lobster en gelée, coquilles St. Jacques and, for me, I suppose, a kippered herring. You know, I always wondered about cuisine aboard Calypso. There’s a passage in one of your delightful books about a meal of giant squid, but I imagine the fare was generally much better than that.
J-YC: We had a saying aboard: a whore in the galley, a cook in the cabin. As far as that went, we always fared much better in port than at sea. A dive in the Red Sea is heaven, but the women of the Gulf of Aqaba were worth an eternity in the other place. The thing I like to eat most is sea urchin. But there is none of that most female ambrosia present upon this rolling tray.
PO’B: Food is all well and good, but what always came through, for me, in your television documentaries, the most beautiful ever filmed, was, to put it simply, love.
J-YC: Your books were always in the locker by my bunk. The 18th-19th century world you brought to life is where I loved to get lost, shipwrecked if you will, during the quiet times of Calypso’s journeys, which were much more frequent than you might suppose. I wish I’d had your novelist’s discipline when I was at the Naval Academy. I might not have been punished so often, and I might’ve published a novel myself. That was my dream.
PO’B: My dream was underwater demolition. I mean, I enjoyed libraries, where I read log books and sailors’ letters, and studied obsolete designs for ships and out-of-date marine charts for days on end. But what I really wanted, in the end, was to blow stuff up. At least I got to do so on the page.
J-YC: Believe me, destruction by subterfuge is not a party. Sending men to their watery graves is hardly exciting. At least, not until the action’s over and you can talk about it with your comrades in the galley after eight bells.
PO’B: Or over breakfast in Hotel Kranepool’s oneiric, disquieting Limbo Twin Lounge.
J-YC: Excuse me, but the sign on the door says, Suite.
PO’B: I know. Limbo Twin Lounge just sounds better. These coquilles St. Jacques are divine. Do try some. (serves)
J-YC: (samples) Ah yes. Heavenly.
***
Nella Limbo Twin Suite: Colazione ai frutti di mare, servizio in camera
Con la straordinaria partecipazione del Capitano Jacques-Yves Cousteau e dello scrittore Patrick O’Brian
Patrick O’Brian: Non ricordo di aver richiesto il servizio in camera, ma come sorpresa non è male.
Jacques-Yves Cousteau: Quella cameriera sembrava volere essere inclusa nella lista delle pietanze. Non dovevamo lasciarcela scappare. E avremmo dovuto darle una mancia, anche grossa.
PO’B: (alza i coperchi da alcuni piatti) Oh guarda: astice en gelée, coquilles St. Jacques, e, per me, suppongo, un’aringa affumicata. Sai, ero curioso della cucina a bordo della Calypso. C’è un passaggio in uno dei tuoi deliziosi libri che descrive una cena a base di calamaro gigante, ma immagino che in generale mangiavate meglio.
J-YC: A bordo avevamo un motto: puttane in cambusa, cuochi in cabina. Per quanto riguarda il rancio, ci andava sempre meglio in porto che al largo. Un’immersione nel Mar Rosso è l’equivalente del paradiso, ma le donne del Golfo di Aqaba valevano un’eternità nell’altro posto. Il mio piatto preferito è senz’altro il riccio di mare, ma non vedo alcuna traccia di quella femminile ambrosia su questo carrello delle pietanze.
PO’B: Ciò che gustavo nei tuoi documentari per la televisione, secondo me i più belli mai girati, era, per farla breve, l’amore.
J-YC: I tuoi libri erano sempre nell’armadietto accanto alla mia branda. L’ottocento che rendi è il mondo in cui mi fu dolce naufragare, se permetti, nelle ore di ozio dei viaggi della Calypso, che erano più di quanto si suol pensare. Magari avessi avuto la tua disciplina di romanziere quando fui all’Accademia Navale. Sarei stato meno in punizione, e forse avrei pubblicato anch’io qualche romanzo. Era il mio sogno.
PO’B: Il mio sogno era di fare incursioni di demolizioni subacquee. Intendo, mi piaceva stare in biblioteca a leggere vecchi registri di navi e lettere di marinai, studiare progetti obsoleti per navi da guerra e carte nautiche fuori data. Ma ciò che volevo fare, in fondo, era far saltare in aria navi da guerra, corazzate, corvette, portaerei. Perlomeno riuscii a farlo sulla carta.
J-YC: Credimi, la distruzione per sotterfugio non è un gioco. Mandare uomini alle loro tombe marine non è emozionante. Almeno fino quando l’operazione sia conclusa e la si può raccontare ai compagni di bordo nella cambusa a fine giornata.
PO’B: Oppure a colazione qui nell’onirico, inquietante Limbo Twin Lounge all’Hotel Kranepool.
J-YC: Scusa, ma sulla porta c’è scritto “Suite”.
PO’B: Lo so. Ma “Limbo Twin Lounge” suona meglio. Queste coquilles St. Jacques sono divine. Assaggiane una. (serve)
J-YC: (assaggia) Ah sì. Paradisiache.