The Splendid Splendid
Someone had stuck a festive-looking envelope in the “Night Porter” cubbyhole. ‘Holiday bonus!’ I thought. Instead: “Congratulations! You’ve been selected for the jury at the Minneapolis/St. Paul Film Festival film festival!”
‘Typo,’ I thought. Sometimes I suspect that a grammar school pedant lurks at the back of every Night Porter’s conscience. The verbiage waxed seductive: “Be our guest at the splendid The Splendid.”
‘Rather odd,’ I thought. There was a brochure with pictures of an old hotel, and train tickets, lunch vouchers. So the next thought was: ‘I never get invited anywhere. Let’s go. Let’s go!’
The Splendid loomed like a Streamline Moderne ghost, especially under cover of snow. A tall black man in a long black cape spun the revolving door for me. “Welcome back,” he said. “Welcome back.”
The swirling glass cut off the reply: that I’d never been there before.
The girls at the reception desk said, “Too bad it had to be this way, but it’s good to have our faithful old Night Porter here again.”
“What the hell are you talking about?” I tried to sound calm.
Then I saw the two-way mirror behind the counter. Vibraphone glissandoes shrieked: Psycho. Psycho!
“Forever and ever,” the receptionists said. “Forever and ever.”
Splendido splendore
Qualcuno aveva collocato una bustona dall’aspetto festivo nella buca per lettere segnato: “Portiere di notte”. “Bonus natalizio!” pensai. Invece: “Congratulazioni! In occasione del gemellaggio delle nostre città, sei stato selezionato per far parte della giuria al film festival Horror Film Festival!”
“Un refuso,” pensai. “Oppure sono ancora più analfabeti e sgrammaticati di quanto sia normale, nell’industria del cinema.” A volte penso che dietro ogni portiere di notte si nasconda un pedante. Continuai a leggere: “Sarai nostro ospite allo splendido Splendid.”
“Strano,” pensai. La busta conteneva il depliant di un albergo, biglietti ferroviari, buoni pasto. Quindi il prossimo pensiero fu: “Non mi invitano mai da nessuna parte. Andiamo. Andiamo!”
L’Hotel Splendid era splendido davvero, sotto una coltre neve. Un portiere alto e nero in un lungo mantello nero spinse la porta girevole, facendola vorticare. “Bentornato,” disse. “Bentornato.”
Il vetro della porta smorzò la risposta: “Mai stato qui, prima.”
Le ragazze alla reception cinguettarono in coro: “Peccato che sia dovuto andare così, ma è bello riavere il nostro buon vecchio portiere di notte.”
“Ma che cavolo dite?”
Guardai lo specchio a due vie dietro il banco. Glissandi di vibrafono strillarono: Psycho. Psycho!
“Per sempre e in eterno,” dissero le reception. “Per sempre e in eterno.”