The Lighter Side of Hotel Life
Some guests have complained about all the darkness, here at the Kranepool.
Slanting late-autumn light does make the lobby appear gloomy.
Hanukkah and Kwanzaa lie ahead. The spirit of these holidays is to keep life light during these shorter, colder days.
Kranepool guests aren’t supposed to entertain naked flames in their rooms. Management turns a blind cyclopean eye on festive rituals that don’t involve loud singing or large quantities of Kranepool-Nog (see HK’s Silver Anniversary episode), but the establishment plainly needed more.
Interior design isn’t in the Night Porter’s job description, but it behooves an employee to go the extra mile to increase the guests’ collective happiness.
The Kranepool’s storage basement is a goldmine of redecoration possibilities, with no rats, skeletons or vibraphones in sight.
An elderly couple checked in at 12:64, according to a digital alarm clock recovered from the vault. They seemed tired and Vitamin D-depleted, so the photon-drenched Dave Alexander Suite was in order. “Welcome to the most radiant hotel in the City of Light,” I said, quietly, and slid the key across the counter. “An early Hanukwanzaa gift from the Management. Enjoy your stay.”
The Day Clerk said they checked out at an eccentric hour, hugging each other like teenagers.
Blame it on the light.
Illuminazione alberghiera
Alcuni ospiti si sono lamentati dell’oscurità che vige qui al Hotel Kranepool.
Siamo sotto Hanukkah e Kwanzaa: lo spirito di queste feste è di tenere luminosa la vita, nelle giornate più corte e fredde.
Gli ospiti non dovrebbero avere fiamme vive nelle camere, ma la Gestione volge un ciclopico occhio cieco su riti festivi che non comportano canti ad alto volume o quantità eccessive di Kranepool-nog (troverete la ricetta nell’episodio Anniversario d’argento di HK).
L’obliqua luce di fine autunno rende la hall alquanto tenebrosa. L’arredamento non è tra le mansioni del Portiere di notte, ma giova all’impiegato di andare oltre per aumentare la felicità degli ospiti.
La cantina del Hotel Kranepool si rivela una miniera di brillanti possibilità decorative, senza nemmeno l’ombra di toponi, scheletri o vibrafoni.
Una coppia anziana si è presentata alla reception alle 12:64, secondo la sveglia digitale rinvenuta nel caveau. Sembravano provati, e in carenza di vitamina D. Era il caso di sistemarli nella Dave Alexander Suite, pregna di fotoni.
“Benvenuti all’albergo più raggiante della Città della luce,” dissi piano, facendo scivolare la chiave sul banco. “Omaggio della ditta, un regalo in anticipo di Hanu-Kwanzaa. Vi auguro un lieto pernottamento.”
La reception, a fine turno, mi disse che al check-out stavano abbracciati come adolescenti.
Colpa della luce.