Pipeline 2014
Ho viaggiato tenendo a vista le montagne del Grande Caucaso, la catena montuosa che taglia la regione da Nord Ovest a Sud Est, fino al Caspio. La partenza è stata dal Mar Nero, Supsa, Georgia, dal terminal della linea del petrolio. A ritroso lungo questa linea energetica, che è anche se non sopratutto una faglia politica, sono arrivato a Baku, Azerbaijan, sulle rive del Caspio, da dove il petrolio parte. Una regione che è stata ricchissima di risorse energetiche, che ha cavalcato questa ricchezza trasformando la sua capitale, Baku, in una città moderna e sfarzosa nelle sue vie centrali. Ma basta allontanarsi di pochi chilometri dal salotto cittadino, per ritrovare il respiro del Caucaso, la sua polvere, il fango, i volti, quel che resta dell’ex URSS.
Le fotografie descrivono alcune donne dietro la vetrata d’ingresso ad una delle grandi chiese ortodosse di Tbilisi (1), la facciata in rovina di un grande palazzo governativo sovietico a Ganja, Azerbaijan (2) e l’interno di una negozio nel mercato popolare della stessa città, Ganjia, la seconda più grande del paese (3).
Enrico Bianda