Oltre le colonne d’Ercole
Introdurre al lavoro di Raffaele Pezzella non è cosa facile. Significa sostanzialmente, osservare un prisma le cui molteplici facce rimandano ad altrettanti scenari sonori (e non solo).
Diplomato come tecnico del suono, Raffaele Pezzella é il motore dell’attività di tutti questi progetti sonori (e forse ne dimentico qualcuno):
Unexplained Sounds Group (etichetta dedicata alla ricerca nella scena musicale sperimentale mondiale)
Eighth Tower Records (dischi, libri e un magazine sul lato dark di musica, cinema, letteratura e grafica)
Reverse Aligment (etichetta svedese di musica dark ambient/sperimentale collegata con Unexplained Sounds Group)
The Recognition test (trasmissione radio e podcast settimanale)
Sonologyst project (attività in solo di musicista)
Strumenti diversi ma con un denominatore comune: ricercare esperienze il cui lavoro si contrapponga al suono dominante imposto dalla moda e dal mercato. Pezzella ricerca e raccoglie, lavora come un cercatore di suoni costruendo solidi universi sonori intorno ai diversi temi che connotano i progetti nei quali opera. Nel suo instancabile lavoro dentro il mare magnum dei suoni lo spazio e il tempo sembrano quasi essere ridefiniti in funzione di una sensibilità precisa e marcata che dà un colore diverso ai due aspetti. Lo spazio é il primo ad essere ridisegnato laddove i diversi angoli del pianeta formano un unicum nel quale la diversità diventa ricchezza e, senza salti o strappi, avvicina territori musicali geograficamente lontani. Il tempo qui diventa un tempo quasi verticale che, anziché scorrere orizzontalmente, si muove all’interno delle sonorità proposte andando a portare in superficie le ipotesi sonore più interessanti.
Questa sorta di ridefinizione di spazio e tempo non é occasionale ma permea tutta la sua attività. Attraverso le realizzazioni di Unexplained Sounds Group, ad esempio, Pezzella disegna cartografie sonore di musica sperimentale proveniente da ogni parte del mondo, con particolare attenzione a quei territori poco frequentati persino dal pubblico abitualmente dedito alla ricerca e alla sperimentazione. Persia, Cina, India sono così alcune delle terre per questa attività di mappatura sonora nella quale la bussola che guida la navigazione è costituita dalla relazione fra nuove sonorità e tradizione dei luoghi nei quali operano i musicisti. Infine deve essere sottolineato anche il suo operare come musicista in solo che risulta perfettamente accordato con gli altri suoi progetti. I suoni che Pezzella crea presentano infatti lo stesso spessore concettuale e la stessa profondità interiore dell’universo oggetto della mappatura sonora. I suoi brani sono viaggi nello spazio profondo nel quale l’antropologia si confronta col suo opposto post-umano dando vita ad un altrove tanto oscuro quanto al tempo stesso, denso di riflessioni.
Partiamo dall’inizio: quali sono stati i desideri, le curiosità o più in generale, le motivazioni che ti hanno spinto a cominciare a promuovere progetti sonori attraverso un’ etichetta e un programma radio in streaming?
Negli anni 2013-2014, parallelamente alla nascita del mio progetto musicale Sonologyst, mi dilettavo a scrivere brevi recensioni on line di produzioni musicali che trovavo interessanti. Pian piano si creò una nutrita schiera di followers, e furono proprio loro a spingermi a creare una label; cosa che feci lanciando la Unexplained Sounds Group nel 2015. Nacque come un diletto social, per poi diventare un’esperienza così totalizzante che a un certo punto ho deciso di lasciare il mio lavoro precedente e dedicarmi full time alla musica e ai progetti editoriali. Lo streaming radio nacque come conseguenza logica della label (logica almeno per me), in quanto è uno dei modi migliori per relazionarsi ai musicisti e di conseguenza fare scouting.
Lo scenario attuale di chi lavora con suoni “altri” è vastissimo e con una ibridazione fra i generi in continua mutazione; come ti orienti nella ricerca degli artisti? Hai un metodo?
In parte ho risposto prima quando ho parlato dello scouting tramite il programma streaming. Ma dopo anni di questo lavoro i contatti sono talmente tanti che il problema non è tanto cercare, quanto selezionare cose buone in un mare infinito di produzioni. L’autodifesa aurale fa parte del metodo.
Per di più il perimetro nel quale si muove la tua attività è, geograficamente parlando, molto oltre i confini presentati dalla maggior parte di altre etichette. Cosa ti spinge oltre certe “colonne d’ Ercole”?
Il mio interesse per musiche “altre” provenienti dagli angoli più remoti del pianeta proviene direttamente dai miei ascolti giovanili. Per decenni ho avuto Jon Hassell come punto di riferimento costante (anche come influenza diretta sulla mia stessa musica), per cui non potevo non approfondire le musiche contemporanee di paesi dell’area asiatica e africana. Il resto ne è venuto come naturale sviluppo di un concetto che si è sostanziato quasi automaticamente. Ad oggi il mio progetto più noto e rilevante è senza dubbio il così detto Sound Mapping, un tracciamento globale delle musiche “altre”, in particolare quelle di regioni del mondo dove è possibile trovare una più evidente dialettica tra le musiche della tradizione e i nuovi approcci di elettronica sperimentale.
Pensi che nelle aree musicali che osservi il lavoro degli artisti sia cambiato in questi ultimi anni? E, in caso affermativo, come?
Ho sempre pensato che il driver principale per il cambiamento nel lavoro creativo, in musica come in altri ambiti, sia la tecnologia. E probabilmente gli ultimi 20 anni sono emblematici da questo punto di vista. Quindi la risposta è si, c’è stato cambiamento ed è molto legato alle trasformazioni tecnologiche. Paradossalmente anche le musiche create in opposizione a questo trend nascono come reazione al fenomeno stesso, e quindi non sono altro che una transizione reattiva al processo generale. Gli stessi recuperi di strumenti, formati e tecniche del passato, esistono in quanto tentativo di differenziarsi da modalità correnti, ossia in una funzione dialettica rispetto a questi ultimi.
L’ultimo tuo progetto che in ordine di tempo si aggiunge ai due precedenti, è una rivista che si occupa non soltanto di musica ma anche di letteratura, cinema e grafica, il tutto visto attraverso un’ottica dark. Come sei arrivato a questo allargamento di campo d’azione?
Anche in questo caso si tratta di una estensione che arriva da lontano, ossia dai miei interessi giovanili per il cinema e la letteratura del fantastico, le serie televisive, il fumetto etc.. Ma la questione più rilevante che sta dietro questo progetto riguarda il fatto che sono più interessato a occuparmi di fenomeni culturali in senso ampio, piuttosto che produrre uno o due dischi al mese come generalmente le etichette musicali fanno. Se si fosse trattato solo di quello sarei certamente arrivato a stancarmi, mentre il fatto di poter lanciare continuamente ponti tra le arti, creare intrecci di comunicazione e osmosi estetiche rende il mio lavoro sempre stimolante e potenzialmente creativo. Tutto questo lo si riesce a fare meglio se si esce dall’ambito esclusivamente musicale e si mette un piede nell’editoria del libro e delle riviste. Il confronto tra questi mondi apparentemente indipendenti può condurre a una sintesi rivelatrice.
Chiudiamo con alcuni link per conoscere meglio i vari progetti:
https://unexplainedsoundsgroup.bandcamp.com/
https://eighthtowerrecords.bandcamp.com/
https://sonologyst.bandcamp.com/