Frammenti di territori

Già dal primo ascolto i lavori proposti da questa etichetta svedese regalano la sensazione di un passaggio attraverso uno specchio nel quale ci lasciamo alle spalle un mondo rumoroso e veloce per entrare in uno scenario quieto e lento. Niente di allucinato, semplicemente rilassante.

 Una scelta di campo, quella operata da Purlieu Recordings, dolce ma ferma allo stesso tempo. Una volontà che si manifesta a partire dal supporto fisico usato per fissare e promuovere i suoni; il nastro magnetico e il vinile. Che l'audiocassetta esca faticosamente dalle tenebre di antico oggetto di culto e che il vinile conquisti sempre maggiori territori di apprezzamento è cosa nota, ma qui è diverso. Non si tratta di cavalcare l'onda della tendenza del momento. Purlieu sceglie a prescindere quale tipo di "voce" debbano avere le proprie produzioni cosi che questa risulti perfettamente accordata con i suoni contenuti nei diversi lavori in catalogo. In questo modo il low-fi dell'audiocassetta e la tridimensionalità del vinile contribuiscono a valorizzare un tipo di suono disteso, dilatato che mal si adatterebbe al suono freddo e piatto del CD.

 Un altro aspetto che rende questa etichetta insolita, in questi tempi di Babele mediatica, è il suo carattere domestico. Infatti se Linus si occupa della parte musicale, sua moglie Linn cura tutta la parte grafica delle produzioni così che anche l'immagine visiva, come già quella sonora, sia riconducibile ad uno stile che renda facilmente distinguibile le produzioni di Purlieu senza però costituire elemento di vuota ripetizione.

 L'ascolto dei lavori in catalogo offre un percorso che si snoda lontano dalle asperità di certa musica non commerciale privilegiando una dimensione nella quale lo spazio assume un ruolo dominante. Spazio inteso come dimensione che ci circonda ma anche, e forse sopratutto, come spazio che si apre dentro di noi. Così i lavori presentati sembrano legati dal fil-rouge di una riflessione che si distende attraverso lunghi tappeti sonori derivati da registrazioni sul campo elaborate attraverso catene di filtri. Si generano così ambienti ora, surreali, ora ipnotici, ora armonici. Anche il ritmo, là dove presente, diventa sommerso in un intreccio di pulsazioni basse, micro suoni, trame e rumori lenti. In questo scenario anche la voce di strumenti tradizionali quali chitarra e sintetizzatore appare lontana e dilatata in una tessitura che prende dal drone il suo DNA principale. 

 

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  Perché la scelta di dar vita ad una etichetta musicale?

Purlieu è una piccola etichetta locale fondata da me e Linn Schrab (che è anche mia moglie). Linn è un' artista visiva e volevamo unire i nostri interessi (arte e musica) in un progetto familiare. Più o meno nello stesso periodo in cui abbiamo iniziato a pensare a questo un mio amico da quasi 20 anni, Martin Nordbeck, mi ha inviato alcuni brani da ascoltare. Ho semplicemente fatto due più due e la nascita di Purlieu e PEU001 di nordBeck è stata un dato di fatto.

 Quanto può effettivamente un'etichetta aiutare un artista a farsi conoscere?

Non credo che il fatto che qualcuno promuova un nastro attraverso Purlieu sarà in qualche modo un incentivo alla carriera. Ma per un artista lavorare insieme a un'etichetta può essere un modo per concentrarsi su un'uscita. Il risultato fisico (nastro, vinile, CD) rende la musica "reale" in un certo senso. Miriamo anche a lavorare in stretto dialogo con gli artisti per quanto riguarda la presentazione e l'illustrazione grafica (che è tutta realizzata da Linn Schrab, altra metà di Purlieu).

Il lavoro degli artisti è cambiato nell'area musicale nella quale si muove l'etichetta? e, in caso affermativo, come?

Se lo stile musicale ha cambiato l'etichetta? Non abbiamo mai deciso di essere un'etichetta in un genere specifico. Ciò che è più importante è con chi lavoriamo e come si sviluppa quella collaborazione. Tutte le nostre uscite sono basate su amicizie da crescere e sostenere, nuove e vecchie.

 Quanto influisce l'etichetta sulle recensioni musicali (web o carta)?

Non inviamo le nostre pubblicazioni a blog, riviste o altri media. Ho un paio di amici con cui condivido le nostre uscite, il resto dipende dalla diffusione spontanea. Se la musica trova una sua visibilità, si spera che le persone la trovino e prendano parte alla diffusione finale del prodotto.

 Quali sono i limiti di Internet come mezzo per determinare la fine progressiva degli strumenti analogici per la diffusione della musica (lp, cd, tape)?

Siamo stati puntuali accompagnando ogni uscita con una realizzazione fisica, fino ad ora nastri. Cercando successivamente di stampare un vinile entro la fine dello stesso anno. C'è molta musica online, Internet ci ha inondato di musica. Penso che i nastri e altri mezzi fisici per produrre la musica rallentino il processo di fruizione in modo da alimentare la riflessione. Si spera che questo si traduca in una pratica raffinata che possa essere vissuta attraverso la discografia che una etichetta propone.

Per ascoltare le produzioni di Purlieu Recordings:
https://purlieurecordings.bandcamp.com/

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DANIELE CIULLINI