CREPUSCOLARE - Da quando hai messo una X sul nostro nulla
No! È da quando hai messo una X sul nostro nulla – il nostro amore, la nostra disperazione morbosa – che sei diventata diversa – un parafrasare il gelo naturale del tuo sangue per compiacere la mia nuova e ritrovata sensibilità al respiro degli altri, classico cliché. Ti sei ricordata del tuo scopo, viscido rettile. Hai sparso il rossetto dappertutto come una pazza e te la sei data a gambe! Questo hai fatto: non hai avuto il coraggio di sanguinare per vivere, ti sei fermata al simbolo: X: divieto, annullamento, fine. Come un animale, a sangue freddo.
Là, sono rimasto di sasso, immobile e indifeso. Mi hai pietrificato, Medusa di cartone. Mi hai reso cane e maiale, Circe di cartapesta. Mi hai trattenuto dal compiere il mio destino, Maga, con i tuoi veleni e le tue stregonerie da pezzente, da megera, da cartomante di strada, che fa sconti ai viaggiatori stanchi se le concedono la loro verga sonante. Vero Strega? Non hai nemmeno la dolcezza di Calipso e la sua bellezza, negra, come le origini. Devo tornare in patria, col cuore spezzato dell’eroe, per scacciare via la tua ombra che mi tortura la notte. Una patina oscura sui miei sensi orfici.
Trovo la tua pelle morta sul mio letto, negli angoli della scrivania, nei pertugi tra una libreria e l’altra e nei libri, nei titoli e tra le pagine. Le tue squame sparse, intrecciate ai miei peli d’orso. Disgustosa sporcizia, da eliminare. Ma cos’è in fondo lo sporco? Un’entità metafisica, come urlava Archistein l’esiliato? Cos’è lo sporco? Una sensazione tattile, che dai polpastrelli si riversa sull’epidermide del braccio e si arrampica sul petto stringendo alla gola; vola mesmerico attraverso le narici, e vorresti urlare come Archistein che lo sporco non esiste, ma te lo senti addosso, ti toglie il respiro e muori.
Non è che ti sembra di morire, in quel momento: muori e basta.