Bestiarius immaterialis - Il figlio della folgore

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Quando una folgore spezza il terreno, dalla sua potenza luminosa, che si sfrange sulla nudità del suolo, si sprigiona un essere che vive un attimo. Un globo di luce consistente come la carne, come corteccia, come pietra dura. Una porzione di universo che si raggruma, inconsapevole del Tempo e rivoluziona tutto il visibile. Esso è il figlio della folgore. Esso creò Fuoco, il Dio di Homo, colui che spaventa innumerevoli bestie, che fa da protezione a quei pochi esseri, illuminati, che sanno sfruttarne la forza e la luce e il calore. Esso uccise, squarciando inavvertitamente corpi di bestie e di alberi. Esso illuminò, dando l’estasi maestosa della comprensione a chi lo vide. Esso definisce l’esistenza stessa, racchiude il cosmo, dilata l’assoluto e lo conchiude in una forma appena percepibile.

Esso, nella notte dei tempi, vibrò. Mantenne la sua forma per poco più di quell’attimo, generando Vita. Adesso esiste in due modi e due forme distinte e compenetrate l’una nell’altra.

Quando una folgore spezza il terreno, esso esiste, di nuovo e sempre, per quell’attimo magico. E, contemporaneamente, trema, costante fiammella vitale, nel centro interiore di ogni cosa singola, eternamente, nondimeno che in quella stessa momentanea traccia di folgore di cui esso stesso è fatto.

Le creature viventi lo sentono nel sonno e nella contemplazione. Le piante lo avvertono scorrere nella clorofilla e gli animali lo assaporano nel rosso sanguigno, nel bianco vischioso o nel liquido verde che percorre le vene delle loro prede. Il figlio della folgore smuove la terra e i massi e spira nei venti per muovere lo sterminato mare che, goccia a goccia, anch’esso pullula delle sue tracce.

Esso è Vita ed è esso stesso fatto di Vita.


Testo: Andrea Cafarella

Illustrazione: Emiliano Martino


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