Bestiarius immaterialis - Vivida fuliggine
Discendente del fuoco: dalla brace frizzante prende vita, sostanza dello sporco, sollevandosi cheta e inconsistente da anfratti e interstizi nascosti, per depositarsi su pelli e manti di pelo, e tessuti e superfici. Sulla purezza.
Come un branco di meduse mosse dalla corrente, brandelli riuniti in un unico corpo nel vento, la fuliggine compie un disordinato volo. Può condensarsi in nuvole oscure e gigantesche, sciamando sulle foreste indifese; oppure si raggomitola in sfere irregolari, batuffoli che si poggiano leggeri e innocui, all’apparenza, sui corpi. Se la caligine è pachidermica o zanzarica non ha alcuna importanza, perché la sua anima risiede nel lordume e di lordume è siffatta. Contamina, insozza, ingiuria tutto ciò che sfiora. La sua forma informe le consente di adattarsi allo spazio, di essere piccola dov’è piccolo il mondo e grande quando la visuale si apre sullo spazio: un’ampia complessità tutta d’avvolgere. Segue meticolosamente l’istinto di affidarsi al fuoco creatore e al vento padre, per raggiungere tutto il circostante, fino a scomparire in un soffio dello stesso vento o in un gesto di un qualsiasi essere che ne sia stato toccato e che, accorgendosene o meno, la scaccia via, liberandosene parzialmente.
Poiché quell’essere l’avrà già sentito: avverte il lerciume laido dei fiocchi grigi e brumosi poggiatiglisi addosso, e da quell’attimo non è più lo stesso. Può imparare a scordarlo, come Cane, oppure può far finta di ignorarlo, come Elefante, o ancora nascondersi nelle profondità acquatiche come pesci e molluschi e mammiferi e gli altri abitanti del mare; eppure ne sentirà sempre il peso, il tocco contagioso della lordura.