Bestiarius immaterialis - Lumacone demente
Della consistenza di una mucosa e dal colore giallastro, senza antenne né occhi né epidermide con la quale toccare, direttamente immersa nell’atmosfera senza alcuna protezione, senza alcun filtro del sentire, che decodifichi, che spieghi al lumacone l’esterno. Quest’essere sente ciò che è fuori di sé come le particelle invisibili dell’aria si riconoscono le une con le altre, sapendo di essere singole, uniche, ma parte di un solo inscindibile corpo. Così il lumacone non avverte la sua massa, la sua sagoma, i suoi confini. Si sente parte di un insieme dal quale non gli è possibile emergere a presenza unica. Per questa ragione il lumacone vaga e si ciba e respira e sfiora le altre presenze, consapevoli, al contrario suo. E tutto ciò lo fa senza mai fermarsi a chiedersi di se stesso. Continua per la sua strada e nelle sue attività primarie come se un ordine gli fosse stato impartito da sempre, dall’alto.
Un giorno verrà calpestato e ridotto in poltiglia, o trascinato via da un’ondata marina, da un uccello dispettoso o dal vento pieno di rabbia. Non ha importanza, per il lumacone non cambia niente. Anche ridotto in poltiglia il lumacone si sente parte di un unico enorme essere e dentro di sé esegue quelle stesse funzioni di quando i confini del suo corpo erano quantomeno visibili, dall’esterno. Dentro di sé avanza e si ciba e respira e sfiora altra vita, altra carne, altra acqua, altra aria, altra terra, incontra il fuoco e finalmente muore e cessa di esistere. Tutto ciò esclusivamente dentro, perché non ha contezza del fuori, dell’altrove, non ha mai avuto una sua esistenza delimitata e distante dal tutto, che lo rendesse capace di percepirsi.
Il lumacone, però, forse, è l’unico essere saggio, in grado di arrendersi all’universo e al ruolo infinitamente piccolo e marginale che ogni essere ha all’interno dell’Essere primordiale che è tutto e ogni cosa: il cosmo intero.