Bestiarius immaterialis - Salmone immobile

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C’è un ruscello che attraversa il bosco e la radura e diventa un grande fiume, per arrivare a valle e finalmente raggiungere la propria foce, la bocca che sputa sul mare l’essenza stessa di tutto il corso d’acqua. In quel punto esatto branchi interi di salmoni erano soliti imboccare la corrente contraria per risalire faticosamente fino al lago che diede loro i natali. Per compiere il rituale della vita, la riproduzione, spargendo minuscole uova gelatinose che s’involano e si poggiano sul fondo. Un movimento circolare di nascita e fatica e morte.

E il fiume iniziò a urlare, a straripare, a recere il suo linguaggio acquatico sulla terra che lo affianca, allargando il proprio letto, facendosi spazio nel terreno. E la potenza con cui il suo essere liquido si fiondava, mano nella mano alla gravità, fino a valle e poi nell’istmo che lo lega al grande mare, si centuplicò diventando inarrestabile, formando cascate e rivoli d’acqua tra le rocce. In tanti provarono a risalire la corrente, salmoni testardi e coraggiosi. E tutti morirono nel tentativo, o semplicemente si arresero, virando la rotta con le pinne rosse lucenti, per ritornare al mare e morire comunque, senza aver perpetrato la specie, senza aver lasciato un seme su questa terra e in questo gigantesco acquitrino.

Uno solo, fra tutti, riuscì con forza a contrastare l’urlo del fiume straboccato sul suo becco, lottando contro le sferzate violente insinuatesi fino all’interno delle sue branchie dure. Da allora e per sempre, l’energia delle sue pinne ostinate equivale quella dell’acqua ed egli resta immobile seppure in perenne movimento. Non vuole cedere. Fatica e difficoltà non lo spaventano, e anche se quel grido spumoso non smetterà mai di risuonare e spingere il salmone a valle, verso la morte, egli sente il dovere di continuare a nuotare verso il cielo. E le sue squame lucide, levigate dallo strofinio continuo del fiume, sono divenute ormai scaglie di luce. E le sue pinne tenaci sono irrefrenabili simulacri della forza, dell’energia che tutto genera, della Vita stessa. E il suo cuore ha un disperato bisogno di fermarsi e godere della pace che seguirà a questo sacrificio eterno, fatto d’amore sconfinato.


Testo: Andrea Cafarella

Illustrazione: Emiliano Martino


l'immagine di copertina di questo blog è stata realizzata da lucia foti