Bestiarius immaterialis - Pesce diavolo
Squame di tenebra per pelle: arroncigliate, brillanti, spruzzi di notturno. Il corpo serpentino e polposo. La testa adornata di spuntoni che si aprono in corona all’altezza delle branchie. Pinne neroidi spezzano visualmente in parti il busto-coda-corpo. Sei grosse pale sottili, per il nuoto e per il volo.
Mostro, drago, serpe malefica, pesce diavolo: così lo si conosce. Anche se la presentazione, il primo impatto, non comprende lontanamente l’arcana complessità perversa dell’incontro.
Il primo incontro è nel sonno.
I suoi movimenti sono flussi di luce spenta che s’insinuano nelle trame del pensiero. Vederlo è una scossa che infiamma lo sterno e sconvolge la lucidità, per sempre. Il suo silenzio privo di versi, bolla d’assoluto. I suoi occhi vitrei, diamanti nella pégola. La sua anima strabordante intimorisce il viaggiatore, lo riporta alla coscienza se scivola inconsapevole nel letto della mediocrità.
Dimora nel lago, dinanzi al tempio, assieme alle carpe, gli storioni e i pesci rossi, che vicendevolmente si mangiano, attraversando l’acqua salmastra senza meta né direzione.
Dorme, e quando dorme tutti gli abitanti delle acque lo seguono nell’occulto della morte. Le creature del tempio ne sentono il vibrare, risvegliano i loro animi assopiti nella meditazione e ritrovano la forza devastante del supremo.
La sua esistenza è un dono; la sua volata: un eufonico motivo perturbante, il motivo che tiene in piedi questo castello d’acqua chiamato Verità, riportando tutto al sogno, al nucleo, all’inviolabile.