Bestiarius immaterialis - Lo spettro muto

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Un’ombra è un’ombra, ma un’ombra non è mai un’ombra e basta. Se si scrutasse l’oscurità con maggiore attenzione si noterebbero tutte le sue forme, definirsi e farsi carne, illuminarsi di pura conoscenza e concentrazione e svelarsi strato per strato di misteriosi nascondimenti, fino ad arrivare all’essenza: il mondo degli spettri che si nasconde nell’ombra, dietro le cose. Ed è lì che i fantasmi parlano, fanno rumore, urlano i loro malesseri, cercano il conforto dei cari che non ebbero in vita, frugano negli anfratti, trascinano catene giù per i pendii rocciosi e scuotono e spezzano i rami per farsi udire.

Lo spettro muto guarda i suoi simili agitarsi nel buio per richiamare l’attenzione dei vivi, mostrarsi, lasciarsi intravedere, sbracciarsi in cerca di uno sguardo di terrore. Non sente l’impulso di esternare la sua disperazione e così sta fermo in un angolo nel silenzio, avvolto nel suo nulla abnorme e senza fine. Non sente di avere alcuno scopo, annichilito dalla stasi, nella sua bolla di esistenza parziale e inascoltata. Potrebbe parlare, spiegarsi, farsi vedere, spostare gli oggetti, soffiare sugl’esseri il suo alito gelato o urlare forte fino a muovere le foglie e la sabbia e spaventare gli animali che avvertono i rumori del sovrumano, dell’intangibile. Potrebbe scatenare il putiferio, solo per segnalare la sua presenza famigliare.

Il suo cadavere è ancora lì, unico ricordo di un corpo, di una vita, di una corporeità ormai dimenticata da tutti. Perché? Si chiede lo spettro muto, inerte, nel suo angolo di mutismo cosmico. Accarezza la pelle del muso del suo vecchio corpo, freddo e disteso sulla terra nuda, e ripercorre i passi della sua vita e riflette. Attentamente si affronta, alla fine.

E nessuno lo verrà mai a sapere.


Testo: Andrea Cafarella

Illustrazione: Emiliano Martino


l'immagine di copertina di questo blog è stata realizzata da lucia foti