Bestiarius immaterialis - La piovra a quattro cuori
Appare di pietra, il corpo molle, steso sulla superficie mimetizzante di scogli rossi e fratelli polipi, coralli. Dall’infinito del tempo mantiene il segreto della sua presenza, somigliando a tutto ciò che la circonda, cosicché nessuno stimolo percettivo arrivi all’esterno come un segnale del suo esistere. Cosa sono gli esseri che non possono essere visti né sentiti? Cos’è una roccia che alcuna ventosa abbia mai avvinghiato, che alcun occhio abbia perlustrato, che solo l’acqua e il sale, avvolgendo l’esistenza intera, hanno potuto avvertire, come una misteriosa presenza nella moltitudine? – Ma il mare non conosce la differenza tra l’essere e l’essere percepiti. Il suo modo di avvertire le cose è pura intuizione o nulla cosmico, o una percezione onnicomprensiva inesprimibile.
Ogni polpo possiede tre cuori: per vivere, per sentire e per avvertire la paura e quindi il pericolo. Questo essere tentacolare, unico, invece – che nell’essenza sarebbe piovra, ma alla vista parrebbe pietra – ne possiede un quarto, nel suo corpo informe: le serve per avere coscienza di sé. Così la piovra a quattro cuori sente la roccia spoglia cui da sempre è poggiata, e il mare che, in perpetuo movimento, carezza la sua pelle vischiosa; ha paura di lasciarsi percepire da altre presenze, e quando scorge l’ignoto si concentra sulla sua stessa immobilità, medita, ascolta il battito dei suoi quattro cuori, che scandiscono un ciclo continuo e immutabile, che solo il timore può alterare.
In quel momento la piovra a quattro cuori riconosce la verità di esistere, l’accadimento di vivere – e trema – e profondamente respira, rallentando il battere del cardio, per tornare in sé e dimenticarsi di essere, ancora un po’.