Bestiarius immaterialis - Il ragno a otto teste

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Guardiano del mondo senza Tempo, custode del nulla, perché da esso fuoriesca tutto e non ritorni alcuna cosa.

Insetto multiforme – della grandezza di un lampo – si compone di otto lunghe zampe a coronare il corpo grassoccio da cui spuntano altrettante differenti teste pelose e oscure. Ognuna di esse esegue una funzione che la distingue e la rende unica. La prima, la più grande, quella centrale, che si contrappone all’addome – libero dalla presenza delle teste – serve a sentire le cose del mondo materico. La seconda, continuando alla sua destra, gli è utile per controllarsi e non lasciarsi scivolare nel baratro della cattiveria. La terza è la testa di cui si avvale per progettare, per pianificare, che gli consente di conoscere i suoi prossimi otto passi. La quarta vede: vede l’immateriale, le idee, le sensazioni e le energie che s’intrecciano ai flussi del cosmo. La quinta è la testa del perdono. La sesta è quella che usa per discernere le menzogne dalla Verità. La settima testa non serve a niente, ma ha il potere di rendere possibile qualsiasi cosa per proteggere il ragno, rimpicciolendo le creature che tentano il ritorno al mondo che non c’è, annichilendo il loro ego e le loro possibilità di riuscita, spegnendo la speranza dell’impossibile. L’ottava testa è la Vita; e grazie a essa il ragno esiste ed esisterà sempre.

Riposa, il ragno a otto teste, nelle profondità del buco che porta al mondo immateriale; che può trovarsi in cima al monte o immerso tra i coralli, che si può spostare all’interno degli esseri o sulla superficie della loro pelle, può nascondersi in un tocco, in un bacio, in una melodia. Egli è lì e sempre lì sarà, e riposa e sente e medita e contempla. Le sue otto teste, assopite, sono pronte al giudizio senza possibile assoluzione. Mantiene esploratori e avventurieri dell’ignoto appesi per la schiena a un filo invisibile della sua tela di ragno e li regge sull’abisso del passaggio mai traversato; le vertigini scuotono l’anima e una visione caotica del turbine – che contiene e crea e ricrea le cose che non sono ma che potrebbero essere – eleva lo spirito del viaggiatore nell’estasi del perturbante.


Testo: Andrea Cafarella

Illustrazione: Emiliano Martino


l'immagine di copertina di questo blog è stata realizzata da lucia foti