Bestiarius immaterialis - La foglia d'oro

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Dalle gemme verdi, la foglia d’oro si protrae verso la vita: si fa verde, rossa, arancio e nuovamente dorata fino a volare lentamente sul terreno e morire, e poi rinascere gemma e rifarsi verde per risuonare nella sua anima e all’esterno, nella melodia dell’assoluto, i toni sanguigni autunnali che ne percorrono le venature, provenienti da un altrove lontano, di creature morte, distanti e risucchiate dalle radici del grande albero che da tutte le morti prende la vita e il sangue.

Questa foglia, unica e sola, percossa dal rossore, ritrova nello sguardo degli esseri viventi che la incontrano la sua vera natura riflessa splendidamente. S’innamora, la foglia. Si rivede e comprende il suo ruolo e muta forma, cambia il suo aspetto assieme al circostante e, allo stesso modo, interviene nel percorso dei viventi cambiandone il guardare. Gli occhi verdi si fanno arancio, rosso, e d’oro e finalmente vedono. Vedono gli esseri invisibili che prima erano nascosti nell’ombra o celati nel loro stato immateriale impalpabile. Vedono i flussi, i nuovi occhi dorati, ne carezzano le striature, ne sentono la forza metamorfica e l’energia esistentiva. Tutto cambia: i sensi, ormai aperti alle possibilità infinite del cosmo, attraversano il corpo, mentalmente, dalle estremità fino al centro, in un atto di consapevolezza puro e semplice: la meditazione. Vi è un perturbamento alla vista della foglia d’oro, la foglia del ficus sanguinis, la foglia che in sé racchiude ogni cosa; in questo istante, di assoluta perdizione nell’intangibile, essa si fa carne e l’albero si può finalmente toccare. Tutto ha senso; e la creatura, illuminata di verità, che sosta ormai catatonica dinnanzi alla foglia d’oro, sente il bisogno di staccarla e ingurgitarla: assaggiarla, masticarla, ingoiarla. Inglobarla, farla propria.

La foglia d’oro è velenosa, questa è la sua arma di difesa, la sua tecnica di caccia. Così, quello stesso essere, scoperta e mangiata la verità, deve dire addio alla vita materiale e seguire la foglia, nel regno di ciò che c’è ma non è possibile vedere né toccare.


Testo: Andrea Cafarella

Illustrazione: Emiliano Martino


l'immagine di copertina di questo blog è stata realizzata da lucia foti