"BATMAN" (1966)

A proposito di "cinecomix"...

Un’annotazione: devo confessare che, non sono mai stato un grande lettore di fumetti. Sfogliato qualcosa, più per curiosità che per fame, anche se per passione cinefila, per curiosità, mi ha sempre intrigato il rapporto tra comix e settima arte. Questa cosa mi è maturata negli ultimi anni, anche in risposta del successo di pubblico dei “cinecomix”, ma a me, da fervido retrò che sono (boomer per necessità?), piace andare al seme, al peccato originale. “Cinefilia randagia” è un progetto nato soprattutto per la riscoperta di opere cinematografiche, sul cinema sommerso, come adoro definirlo, così, ecco rispolverare questa gemma da modernariato cinefilo che, occorre, davvero, aver visto almeno una volta nella vita, ed è il primo lungometraggio “cinematografico”, sulle gesta del "cavaliere oscuro", "BATMAN: THE MOVIE", datato 1966, diretto da Leslie H. Martinson, girato (ricordiamolo) nell'estate del 1966, durante la pausa di lavorazione tra la prima e la seconda stagione della serie. Un film di derivazione come pochi, messo in cantirere per fruttare ancor più il successo della serie. ma, vorrei andare oltre, “BATMAN: THE MOVIE” è il passaggio evolutivo, necessario: l’effetto domino, dalla carta stampata al tubo catodico, per arrivare poi sul grande schermo, così eccoci all’uomo pipistrello, interpretato da Adam West. Se dovessimo aprire una discussione sull'evoluzione iconografica del pipistrello di Gotham, dal piccolo al grande schermo (ricordiamolo, creato nel 1939 da Bob Kane), ecco che la riscoperta di questa pellicola assume un valore basilare, e non solo di curiosità, o per bizzarria cinefila.

Come detto, il primo film su Batman è come il primo amore: non si scorda mai. Mi piace definirlo come un confettino pop, entrato nell'immaginario per la sua esagerazione. Tutto in questo film (come nella serie), è portato all’eccesso, ed è fortemente demenziale, lontanissima dall'idea che oggi abbiamo di Batman, dark vigilante di una Gotham notturna e sovversiva. No, qui non c'è niente di notturno, Gotham è una città assolata, di drammatico, siamo invece più sul teatro dell'assurdo, della farsa, per questo è un film che si ama oppure si odia, per un Batman "camp", affettato ogni oltre misura. Ridicolo, soprattutto rivisto nel tempo (ed il tempo difficilmente è clemente), i più adulti sanno benissimo cosa sto scrivendo, anzi, rincaro la dose, per noi, almeno prima del film di Burton (1989), Batman era questo. Certo, il lungometraggio di Tim Burton strizza l’occhio a questo “Batman”, perchè, è innegabile, che prima della fine degli anni ottanta, il Cavaliere oscuro era lui, ed era così, televisivamente parlando, con le celebri "scazzottate" sovraimpresse (sic!), colorate e che andavano a sottolineare pugni e ceffoni, anticipando i sonori sganassoni di Bud Spencer e Terence Hill, e le mitiche buffonerie verbali. Superacessoriato di tante cose inutili (e tutte con il “bat” inziale), sempre nel nel look d’ordinanza del nostro, con tanto di calzamaglia grigia, maxi cinturone di plastica gialla, la cappa e la maschera con le "sopracciglia" disegnate... Già all'epoca tutto questo era distante dalle pagine del fumetto, la scelta era quella di giocare sull’iperbole, visto che, alla resa dei fatti, ci troviamo a raccontare le scorribande di un ricco signore che sembra uscito da un veglione di carnevale, accompagnato da un altro ancora più buffonesco, quel Robin (Burt Ward), e le sue imprecazioni colorite , intenti a fronteggiare un gruppo di villain psicotici, anch’essi, seguendo una certa tradizione, mascherati. Il quartetto in questione, composto dalla “Donna Gatto” (Lee Meriwether) , dal Pinguino/Penguin (Burgess Meredith), all’Enigmista, e la sua tutina aderente verdognola (Frank Gorshin), per poi finire con il “Jolly” (Cesar Romero), ridanciano ogni oltre limite del sopportabile (e con quei baffettini accuratamente celati sotto il cerone...).


Tutto qui, la storia di “BATMAN: THE MOVIE” è poca cosa, anche se è talmente strampalata (non sto qui a spoilerare) che attira per difetto, basta stare al gioco, ed è talmente bislacco il climax, sopra le righe, che nell'iperbolico, funziona. Ancora oggi, ad ogni visione, questo "Batman" diverte e fa simpatia, soprattutto per come West reagisca a tutto con impassibile senso del ridicolo. Visionandolo, è innegabile non fare una riflessione storica: il 1966 è l’anno del film di Umberto Lenzi “Kriminal”, il primo cinecomix girato in italia, dedicato al fumetto nero di Magnus e Bunker, quindi è un clima che, in quegli anni si respira (e che troverà la vetta, va detto, nel 1968, con “Danger: Diabolik” di Mario Bava, ma questo è un’altra storia). Dobbiamo però dare a Cesare quello che è di Cesare, e di Bava ciò che è di Bava: il paragone non tiene, vorrei concludere con una sottolineatura critica, legata ad una delle sequenze emblema della pellicola di Martinson , ed è quella dello squalo: ma cosa mai ci potevamo aspettare? La scena è talmente farlocca, per quel pescione tanto plasticato, senza movimenti, decisamente (palesemente) finto, da farci rimpiangere certi effetti del film “L’ultimo Squalo” di Enzo G. Castellari (1980). Ma qui si va oltre: lo squalo va letto come un “divertissement” figurativo, un giocattolone dal valore demistificatore, così, appeso ad una scala, sospeso in pieno oceano, c’è il nostro West/Batman, dall’altra lo selachimorpha, per un duello su cui l’uomo pipistrello avrà la meglio, grazie al pronto “Batspray repellente squali”!!! Caspita, rivedendo questa scena, le nostre certezze si frantumano, si va oltre l’immaginazione, ma , in fondo, lo scrivo spesso che il cinema sta proprio in questo, di rende credibile l’incredibile…

Così è, se vi pare (e piace). A me piace…


Le immagini utilizzate in questo articolo sono in parte proprietà dell'autore, in parte tratte da altre fonti. Nei casi in cui non è stato possibile citare la fonte, si tratta di immagini largamente diffuse su internet, ritenute di pubblico dominio. Su tali immagini il sito non detiene, quindi, alcun diritto d’autore. Chi detenga il copyright di qualsiasi immagine o contenuto presente su questo sito o volete segnalare altri problemi riguardanti i diritti d’autore, può inviare una e-mail all’indirizzo redazione@stanza251.com richiedendo la rimozione dell'immagine, verrà effettuata immediatamente.

Raffaello Becucci