"LA MASCHERA DI CERA" ("House of wax")

"La maschera di cera" (“House of wax”) di Jaume Collet-Serra, del 2005,visto distrattamente tempo fa in tv (sapete, una di quelle serate dove si fa zapping alla ricerca di qualcosa di commestibile da vedere, e poi, incroci casualmente il film che non ti aspetti...), è stata una di quelle scoperte che ogni tanto accadono: del tipo "poteva essere l'ennesimo stanco remake di turno", o sarebbe più corretto dire il remake di un remake. Invece Collet-Serra, al suo primo lungometraggio, ha dato prova di saperci fare. Intendiamoci, non ci troviamo davanti al capolavoro del secolo, ma è un film che merita di essere visto. Occorre precisare, visto il titolo originale del film ("House of wax"), che con la stupenda versione, diretta da André De Toth del 1953 (quella per capirci con Vincent Price, già remake del classico del 1933), c'entra poco, solo l'idea "seminale", visto che il film si ispira più a "non aprite quella porta", in particolare al (sottostimato) remake del 2003, quello di Marcus Nispel. Ma sono varie le pellicole da cui attinge, dal film di Rob Zombi "La casa dei 1000 corpi", fino ad "Horror puppet" del 1979. Quindi, per farla breve, Collet-Serra si distacca dal clichè del remake più scontato, perchè "la maschera di cera" è un omaggio su quanto c'è di più morboso, sadico, giocando con una dose altissima di violenza fisica, torture ed uccisioni. E' chi più ne ha, più ne metta: uno spettacolo visivo di violenza e "gore", ma andiamo con ordine... il film inizia, dopo un breve prologo, con la classica combriccola di ventenni in viaggio per divertirsi, stereotipo dei giovanilismo sempre in cerca di sballo e libertà (?), e già qui, da queste prime scene, sappiamo già come andranno le cose: visto che i nostri ragazzotti, abbastanza odiosi da rimanere fin da subito sulle sulle scatole, saranno le vittime predestinate, così è scritto, e così deve essere. Tutto sommato, già in pochi minuti intuiamo che, da li a poco, si scatenerà qualcosa di orribile. Anzi, con quel tocco di cinismo, lo attendiamo, e questi cinque ragazzi (due femmine e tre maschi) sono a loro modo i prescelti, dei corpi da sacrificare alla fame del Mostro, e pochi di loro riusciranno a scamparla.. Infatti, uno "strano" guasto al motore (ma guarda un pò!), porterà il quintetto, nella ricerca di un pezzo di ricambio, a vagare fino a giungere in uno "strano" paese della provincia più dimenticata... Ecco, da questo momento, dopo una prima parte "dimenticabile", senza grosse sorprese, il film si fa via via via più intrigante, diventando un "slasher" dal ritmo incalzante e senza elemosinare in scene trucide. Ovviamente, tutto l'orrore arriverà, con la scoperta, in questa cittadina, di un fatiscente "museo delle cere". Così, dopo una prima parte sonnacchiosa, Collet-Serra ci ripaga del tempo perso, orchestrando un sublime inferno di follia sanguinaria, con un tripudio di effetti ed "effettacci" gore che fanno davvero la loro porca figura. Scoprendo che, dietro a tutto, ci sono due gemelli pazzoidi, inclini ad un progetto "artistico", nel catturare persone per trasformarle, da vive, in inquietanti sculture di cera. Ma la scoperta più agghiacciante e che, nel delirio, l'intero paese è soltanto una messa in scena, come una fantomatica installazione, o più semplicemente una "dark ride" di un sinistro luna park abitato da sinistri manichini in cera... L'idea è d'effetto, e colpisce il segno: l'atmosfera si fa sempre più tesa, richiamando il filone gotico ( l’idea potrebbe ricordarci il film di Giorgio Ferroni "Il mulino delle donne di pietra"): due folli pronti ad ogni nefandezza, ed i nostri giovani dalle belle speranze che devono, con le unghie e con i denti, cercare di sopravvivere... Certo, i riferimenti ad "Horror puppet" sono tanti, forse anche troppi, ma come detto, "la maschera della cera" è una felice reinterpretazione, un omaggio al cinema dell'orrore, da parte di un regista che ha imparato la lezione, insomma si è fatto le ossa studiando la fenomenologia del genere, per poi rigettarlo in un tripudio orgiastico di macelleria tanto repellente quanto necessaria: per chi ama le emozioni forti, il film darà molte soddisfazioni, soprattutto nel finale, dove l'orrore esplode per "eccesso" in un delirio di fuoco, sangue e cera. E dionisiaco, anche se la confezione risente di un film "millenial", e certe sfumature "pop" sembrano sempre dietro l'angolo, non si può restare indifferenti al tripudio di orrore che si scatena, e che arriva all'estasi orgiastica proprio con il finale Non c'è mai ironia, non si ride mai, nemmeno si sorride, non ci sono battute e battutine del cazzo, tutto è impregnato di un'aria malata, che fa sprofondare la vicenda che puzza di morte, e di sangue, in questo caso anche di cera: perchè l'odore della cera che si mischia al sangue è terribile, e se in certi momenti la violenza rischia di diventare ridondante, non scade mai nella farsa. E' spietato Collet-serra, ed è per questo che film ci piace (un plauso, quindi, ai notevoli gli effetti visivi, che mischiano trucchi artigianali con dell'ottima cgi).

Per i meno predisposti, il film sembrerà solo una ostentazione " di trucidi effettacci". In parte è vero, anche perchè "provocare" è comunque invocare, e in un film del genere, con tutta la forza nichilista del caso, Colet -Serra ci gioca dentro: invoca la nostra parte "maledetta", sa che mostrare la violenza, giocare con essa, forse anche con un pò di sano cinismo, che possiamo esorcizzarla... Poi, di regola, essendo questo uno "slasherone", pieno di "gore", non può mancare il serial killer di turno, incarnato da uno scultore demiurgo, colui che trasforma le prede in manufatti di cera. Ed è Vincent, uno dei gemelli (l'atro è Bo, il "meccanico"), novello Frankenstein della ceroplastica, con tanto di volto sfigurato, nascosto da una maschera, ovviamente, di cera (che richiama quella del film "gli occhi senza volto", tanto per citare il citabile!!!). Ma poi scopriremo che in realtà, Vincent non è il mostro, bensì una parte di esso, la mano, visto che la mente è Bo, ed è curioso (qui spiace ma tocca spoilerare), come i due gemelli, che sono la stessa persona (ed interpretati dallo stesso attore), ex siamesi malamente divisi nell'infanzia, dovranno lottare con gli unici sopravvissuti, guarda caso i due gemelli... Certo, I riferimenti a "Leatherface" sono scontati, ma come scritto, nel limite dell'operazione, Colet-Serra gioca d'astuzia: non pretende di cambiare i connotati al genere, ma solo confezionare un piacevole spettacolo "da paura": e c'è pienamente riuscito, visto che il film diverte da matti: le citazioni fioccano (da "Psyco" ad "Halloween-la notte delle streghe", anche a “The Blair wicht project”, al già citato "Il mulino delle donne di pietra", fino a "Le colline hanno gli occhi" e "Un tranquillo weekend di paura"). Ed è proprio ad un "Tranquillo..." che il finale riserva una terribile sorpresa: e se i gemelli non fossero soltanto due? Per concludere, "La maschera di cera" è uno di quei film che meritano la visione, perchè è un dannatissimo "Slasher movie" vecchio stile, fatto quindi come si deve, e come vogliamo che sia, trasudante di sadismo, mai gratuito, però, anche se nella ricercatezza dell'effetto spettacolare. E' ci riesce, è uno spettacolo di orrori e di violenza. In tempo di vacche magre, un film così “cattivello”, fa sempre sperare...


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Raffaello Becucci