Dylan Thomas / Miraggi
Hai presente quel libro di racconti che avevo sempre voluto leggere e non ho mai letto, con quel titolo intrigantissimo che rimanda alla gioventù dell’artista quando è ancora un cucciolo, vivace, illuso, capace di percepire la realtà incantata, come se l’artista alla fine anche lui venisse catturato nella corsa del tempo e invecchiando acquistasse un’altra identità, diventando una persona differente, sottoposto ad una erosione, ad una trasformazione, quindi indebolito, fragile, insomma, questa idea che la giovinezza sia una protezione fiammeggiante ma solo temporanea mi aveva incuriosito già a partire dal titolo. Il nome dell’autore poi aggiunge una attrazione irresistibile, è inevitabile associarlo al maggiore cantautore americano del secolo scorso, Zimmerman, che pare abbia deciso di mutare cognome proprio in omaggio allo scrittore gallese, così il nome di questo scrittore è diventato incredibilmente familiare anche per milioni di appassionati di musica che non lo hanno mai letto e forse neppure sanno che è esistito. Un travaso da nome a cognome, da un continente all’altro, da letteratura a canzone, per costruire su questo scarto un’identità falsa destinata a grandissima fama.
Ancora sul titolo: ci sarebbe da riconoscere il riferimento a quell’altro scrittore, l’irlandese modernista che qualche decennio prima aveva riscritto in prosa il viaggio di Ulisse dal proprio punto di vista. Solo che l’irlandese si era concentrato sul giovane uomo, in un modo serio che potrebbe corrispondere ad un certo pessimismo di fondo, mentre il gallese decise di occuparsi del giovane cane, forse per un certo ottimismo di fondo. Non so cosa mi abbia trattenuto dal leggere questo libro durante tutti gli anni in cui ho desiderato di farlo, immaginando che custodisse segreti che avrebbero cambiato per sempre il mio giudizio sul mondo: descrizioni di esperienze, personaggi, vibrazioni dell’età calate dentro una calda cornice di fiducia verso il futuro. Per non ferire una attesa tanto elettrizzante dubito che lo leggerò mai, anche se adesso il volumetto fa bella mostra di sé sopra un ripiano della mia libreria riservato ai libri più speciali, quelli che emanano una forza magnetica prepotente anche senza bisogno di leggerli. Basta guardare le copertine, soppesarli nella mano, sfogliare le pagine senza afferrare nessun significato, provando ad indovinare il loro contenuto, lo stile di scrittura, le forme sviluppate. Oggetti meravigliosi, impenetrabili.
Stefano Loria (testo e immagini)