Poesie Spagnole

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B.B.
Separare la nostalgia dai ricordi
è lo spazio tra i tuoi denti
mentre mi baci
                   quella notte
sulle scale fronte al mare.

La mano che mi tieni è la bocca che mi lascia
quando sussurra che
- con un sorriso da pessima attrice -
l’estate prossima
ci rivedremo a Calella.

Svanisce nell’acqua il riflesso della tua pelle
fredda
come l’aria sulle scale della metro Odéon
quando ci incontriamo, 
ormai a Natale,
per scoprire che nulla è cambiato.


AIGUABLAVA
Il candore del tuo braccio appoggiato al finestrino
si sovrappone al blu del mare
che mi appare a intermittenza
mentre scendiamo per la strada curvosa
che porta ad Aiguablava.

È facile rendere le cose difficili
quando accavalli le gambe
e le note di Miles Davis si perdono come le ultime case di Begur
nello specchietto retrovisore
di una macchina a noleggio.

Per fortuna qualcosa rimane
come sabbia nel costume,
come crepa nel muro.
È il pallore della tua schiena,
il segno del reggiseno,
la crema sulla mia mano
che l’acqua salata non laverà.

MERCEDES
Il mio ricordo è un’immagine di te, un vestito estivo,
alle sette del mattino, in una rotonda addormentata
di un paese galiziano,
dopo una notte febbricitante di attese.

Ti allontani dalla macchina con passo disinvolto,
nelle tue espadrillas porti via l’aria fresca del mare.

All’improvviso ti volti, e ci sorridi
come un’attrice francese
lasciandoci intravedere la possibilità
di un’altra vita,
di un altro finale.

La tua bellezza consapevole è dolce consolazione
per il bagno mancato.

Già dormono le tue gambe abbronzate, distese sul lenzuolo bianco,
illuminate dalla luce grigia che penetra dalle fessure della persiana,
mentre noi guidiamo in silenzio lungo la costa,
sperando che i Beach House tengano lontana la polizia.

Ma come la scena di un film è solo il miraggio di un’emozione,
anche la tua diapositiva, sepolta nella memoria,
non restituisce la leggerezza del tuo sguardo,
è solo il residuo – in bianco e nero – dei nostri sogni, 
di quanto sarebbe potuto accadere,
quella notte a Sanxenxo.

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NOTTI DI MADRID #1
Il Jack Daniel’s ti accende gli occhi di frenesia.
Allontanandoti dal bancone
trovi fianchi familiari a cui appoggiarti.

Il casquet non ti è riuscito e Ana cade all’indietro, 
sul pavimento freddo, come una cometa,
sfiorando la tragedia del venerdì sera.

Nel mezzo della canzone prendi la sua mano
con una buona scusa la porti lontano dalle amiche
i vostri passi in diagonale svaniscono sotto le luci che girano svogliatamente.

Non esiste delusione che duri più di un gin tonic
è una parata di illusioni
quella che si dà il cambio sulla pista.

Eppure, furente è la tua figura che si fa strada tra le camicie bianche
per raggiungermi all’uscita
dove un Buddha ci sorride.

Ora basta, hermano, andiamo fuori.
La calle Miguel Angel ci attende con le sue stelle
che evaporano nel cielo ancora scuro
come cubetti di ghiaccio in un whisky e coca lasciato a metà.

ULTIME PASSEGGIATE CON ANDREA
Volano gli appuntamenti
e non c’è mai abbastanza tempo per dirsi quello che uno vorrebbe.

Passeggiano silenziose per Recoletos
le nostre scarpe di tela,
lasciando alla discrezione dei diari
la tentazione di incrociarsi.

Da Colòn a Lavapiès,
la città è una sceneggiatura
che scriviamo con i nostri passi
timidi e impacciati.

Non sono gli anni o il mare di distanza
ciò che tuo padre non accetterebbe;
la colpa sono i resti del feudalesimo
che la Spagna non riesce a scrollarsi di dosso
e a cui non è concesso accedere
neanche passando per il club del golf.

Non mi sono mai sentita così a mio agio, mi dici
addentando la tortilla
e il trucco sugli occhi
ti rende più donna di quello che sei.

Le tue amiche non capiscono
le file ai teatri
per vedere autori russi
quando il sole è ancora alto
e i giorni di primavera a Madrid
si consumano pigramente ai tavolini dei bar di Alcalà.

Più tardi le raggiungerai al Gabana,
e l’ordine sarà ristabilito.

Non è Pigmalione ma, chissà, uno spasimo di libertà
l’attrazione che ci porta
- sul terrazzo di un hotel –
ad avvicinare le nostre labbra.
Rompere il voto di castità
è fragrante come la vaniglia dei tuoi capelli fini.

Brillano le tue lentiggini abbronzate
mentre ci abbracciamo come amici
consci del paradosso che l’addio
è solo un incontro fatto per lasciarsi.

Nella Plaza de Santa Ana mi dai la mano
- la paura dell’abbandono -
e ci baciamo un’altra volta, lentamente.
È il momento dello stretching
dopo tante camminate.

L’assenza di malizia ci assolve da tutti i peccati
anche quelli che non abbiamo commesso
perché tanto la vita ci ha già disperso
come le onde del mare
che osservi dalla spiaggia cantabrica.
Non mi aspettare sul bagnasciuga
perché rimarrà solo la schiuma
e il volo di questi gabbiani.


NAOMI
La vecchiaia non ha età
e a giudicare dall’arredamento
neanche questo ristorante giapponese in cui mi hai portato
- il più antico di Madrid – 
prima della mia partenza.

A gambe incrociate sulla moquette blu
ricordo un altro locale folcloristico
- il pollo alla Stroganoff,
i camerieri toledani vestiti da cosacchi – 
in cui imparammo a conoscerci.

Che strano: Russia e Giappone sono i luoghi del tuo viaggio di nozze
e anche quelli della nostra amicizia.

Passano i maki sulle nostre teste
e passano gli anni, 
e con loro si perdono le buone abitudini di scriversi e dedicarsi tempo
sommersi come siamo dalle piante da annaffiare. 

Appassiscono i coriandoli lanciati ai Re Magi
sui marciapiedi della Castellana
mentre noi continuiamo a definire l’amicizia
a pochi isolati di distanza.

Assistiamo con tenerezza al tè versato
pallido come queste giornate di vacanza che perdono colore;
quando usciamo sarà quasi sera
sarà un’altra stagione.
Ogni volta si ricomincia
con quello che si perde, con quello che si trova.


CASTIGLIA
Sono paesaggi d’acquarello
altipiani del colore del tabacco
quelli che ci lasciamo alle spalle
mentre attraversiamo la Castiglia con la tua Golf blu
e la Castiglia attraversa noi.

Presto il bruciato della meseta burgalesa
come carta d’Eritrea sul davanzale
lascerà spazio alla freschezza delle valli boscose
e stasera – con i piedi nella sabbia e l’eco del mare –
aspetteremo impazienti la paella del bar Blanco.

Arianna si è addormentata sul sedile posteriore;
quando si sveglia la porteremo a mangiare a Leòn.
Sotto le foto dei toreri ti parlo di amici, di stanze in cui sono entrato
e ho dormito male per una notte (o anche meno),
di oggetti che – nella penombra dei baci eccitati - ho intravisto sulle mensole.

Facciamo benzina superata Astorga
mentre i pellegrini si rinfrescano a una fonte.
Anche noi sgraniamo il rosario dei viaggi che abbiamo condiviso
ed è dolce – un foulard che scivola sull’erba –
la certezza che i cataloghi sono sempre incompleti.

Presto tra noi due ci sarà un oceano, mi dici serio
mentre il sole tramonta dietro le montagne del Bierzo. 
Ecco un altro matrimonio
in cui le ragazze belle non vorranno ballare
e i loro vestiti leggeri d’avorio si sporcheranno di erba umida.

È tardi per continuare a guidare e fa buio
in questa conca piena di inquietudine
e pellegrini con i volti stanchi.
Fermiamoci a dormire sulla strada: il mare lo vedremo domani
e torneranno anche le parole.

La signora con il vestito a fiori si scusa per la camera spartana
e per la brandina; noi sorridiamo
mentre ci sdraiamo senza togliere il copriletto liso.

Quando Arianna va in bagno per farsi la doccia
lasciando la porta socchiusa
i nostri sguardi assonnati si incrociano, e un lampo li accende
è il sorriso dei bambini che custodiscono un segreto
e non vogliono condividerlo
per paura di perderlo
o di scoprirne la falsità.

DIAGONAL
La notte, nichilista, ci inghiotte
nelle tue esse morbide come tasche di un cappotto
che dimentico nel guardaroba del club
in cui ci siamo conosciuti.

Sul marciapiede ci baciamo
prima che faccia in tempo a capire
che non sei una pianta carnivora
e che ha smesso di piovere.

La Diagonal non è fredda se mi tieni la mano
e mi parli della costa
in cui passeremo fine settimana indimenticabili
nella casa dei tuoi nonni.

Anche se so che non è vero
perché ogni abbandono è impossibile
mi perdo nei tuoi occhi socchiusi
come i lettini di una spiaggia a fine giornata.

Il nostro errore è sempre lo stesso
ci affezioniamo troppo alle albe e alle strade vuote
ma le illusioni, per dolci che siano,
non sono mai quello che speravamo.

Il portone di ferro ti inghiotte
nel sogno di un appartamento che non vedrò mai
perché sono già lontano, come un pedalò alla deriva
verso la prossima baia.

Federico Mastrolilli

Federico Mastrolilli