Gelo

Riuscirò prima o poi a scriverle queste delusioni, queste masse di aria fredda che mi entrano in casa, nella vita, altro che i vecchi spifferi che filtravano dalle finestre un po' scassate della casa di campagna, qui siamo ad un gelo nuovo, tutto scintillante di forze congelanti, sembra costruito in laboratorio, a suo modo un capolavoro, probabilmente il frutto finale (pauroso e perfetto) di calcoli matematici difficili, un gelo sintetico, un freddo monumentale che potrà assorbirmi in un attimo, cancellarmi senza rendermi migliore, solo annullarmi prima che possa prendere quelle famose decisioni, rimandate perché avevo ogni volta qualcosa di più importante da fare, ad esempio mettere il cd di Bonnie Prince Billy & The Cairo Gang nel lettore capriccioso e pigro che fatica a trovare le tracce ma poi le suona benissimo e così resto ipnotizzato a seguire gli arpeggi delle chitarre acustiche, sotto la voce in primissimo piano distinguo voci secondarie, armonie fantasma, andamenti percussivi, bagliori, accenni di resa, esitazioni, quelle incertezze che mi ricordano il progetto incompleto e certo superiore ai miei infinitesimali talenti, se mai sono esistiti, se mai esisteranno, magari sono del tutto diversi da quelli che vorrei possedere, non dipingere l'essenza di un piano visivo monocromo con dentro una sottile barra di orientamento, non scrivere i pochi versi che possano riassumere tutto il mio disincanto in una calligrafia netta e miracolosa, non trovare la soluzione, invece guardare l'intarsio colorato dei marmi, ammirare le loro connessioni invisibili, i margini, le resistenze, pensare che – almeno in questo preciso momento - non dovrei avere bisogno di niente altro.

Stefano Loria