Febbre Globale

Sarà stata la febbre alta in salita notturna, con brividi a scuotermi il corpo affaticato già prima di ammalarmi, con la stanza che cominciava ad infuocarsi nella settimana di passione. Nemmeno l’ascolto dell'antico rock anni settanta dei Deep Purple è riuscito ad interrompere il flusso del calore in espansione. Sarà stato il sovradosaggio serale di serie televisive criminali, l’assunzione sconsiderata di innumerevoli puntate con l’assassino seriale raccontato come un brillante artista della giungla urbana, in cerca di soddisfazioni esclusive, tutto ad un livello ormai insopportabile per i miei pigri occhi di spettatore. Dentro la deriva dei sensi, avrà giocato a sfavore anche l’immobilità forzata di molti giorni dentro le mura dell’appartamento: condannato agli arresti domiciliari per colpe, omissioni, fantasticherie infrante accumulate nello scorrere delle imprudenze che devo adesso scontare.

Di mattina presto, nel risveglio opaco ancora febbricitante, ascolto alla radio la rassegna stampa dei giornali quotidiani. Sono confuso, intorpidito. Ma anche parecchio innervosito e depresso con il solito desiderio di scappare dal mondo per andare altrove. Cerco di visualizzare lo scenario in cui le notizie italiane dovrebbero andare ad incastonarsi, mentre il giornalista conduttore legge e commenta gli articoli selezionati. Vedo le notizie disporsi come pedine malvagie sopra una grande scacchiera tutta sfasciata, con il legno schiantato dall’umidità, le fioriture di muffa a tracciare arabeschi di guerra e deserto che avanzano.

Porre le domande appropriate ai tempi che stiamo vivendo è faticoso. Le grandi civiltà del passato mediterraneo – antichi egiziani, antichi romani – sono state egemoni e favolose perché usavano gli schiavi. Vedo le nuove schiavitù competere su scala globale, temo siano fenomeni invincibili, catene, armi adeguate alle richieste di qualsiasi mercato.

Stefano Loria