Potere / musica - Joy Division : Closer
Le intemperie avevano offuscato il candore della statua. La tua pelle era molto più bianca. Sopra l’angelo di marmo erano cresciute delle infiorescenze verdastre, costellazioni di muffe, fossilizzate impronte dei cicli atmosferici in alternanza dentro lo spazio protetto di quel cimitero di campagna.
Il sole infuocava – eravamo nel primo pomeriggio, nel pieno dell’estate – la superficie delle levigate lapidi. Avrei voluto baciarti approfittando della solitudine, ma il riverbero abbacinante delle pietre sembrava suggerirmi un nuovo ritegno, una misura trattenuta e cauta.
Anche parlarti mi risultò ad un tratto un’ impresa impossibile, troppo al di sopra delle mie forze. Ero catturato dal sole. Mi sentivo risucchiato avanti nel tempo, come se si fosse aperta una linea di frattura comunicante dalla massa della luce fino ad un epilogo di discesa nell’ombra. Sfiorarti appena il dorso della mano è stato il gesto più appropriato in quella situazione di pienezza solare. Toccarti è stata una promessa. Dall’ inanimato al vitale. Dall’ inerte al sempre cangiante. Dall’ immobilità al brivido di completezza insieme.
Poi siamo tornati nell’ indistinto. Sempre vicini, credo.