Gli incendiati confini

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Da molti mesi ho in testa l'idea di scrivere un testo, non so di quale lunghezza, forse un raccontino breve, una cascata rapida di emozioni, forse una poesia, una scintilla lasciata libera di scoccare, qualcosa dal titolo Gli incendiati confini.

Ho solo questo inizio chiaro in mente, il resto è - a dire la verità – ancora molto incerto. Il titolo credevo alludesse alle ondate di migranti che premono verso l'Europa, insomma un riferimento alla cronaca più attuale del periodo. Ma riflettendo meglio mi sono reso conto che questo titolo non intende definire i confini materiali esterni, geografici, ma piuttosto quelli più interni, i confini che teniamo chiusi in noi e dividono i desideri dalle delusioni, le aspirazioni dai risultati, le conquiste dalle sconfitte. Un campo intimo, un luogo frammentato e doloroso, difficilmente misurabile, in gran parte ancora molto misterioso per me. Questi incendiati confini servono a separare rigidamente i territori, impedendo il passaggio da una zona all'altra. In genere il fuoco è una efficace barriera. Ma potrebbero essere stati incendiati per uno scopo opposto, quello di segnalare la necessità di travalicare queste linee di frattura. In certi casi rendere più visibili gli ostacoli può rimarcare l'esigenza di superarli e ci aiuta a preparare il balzo necessario.

Stefano Loria