Fan Club

A rowdy bunch of women came into the Kranepool one night and demanded a Suite. The way things were going in the world, they assumed the hotel was largely vacant, and they were right.

The Night Porter pretended to look through the register anyway. “You’re in luck,” he said. “There’s a special group rate for the Presidential Suite this evening, since it’s uh, Thursday.”

The women woo-hoo’ed, punched air and slapped each other five, mindful of their nail treatments. “How ‘bout complimentary in-house movies?” one of them asked.

“Yeah, you know the kind,” said another, lewdly.

“Of course,” the Night Porter said. “Otherwise that Suite wouldn’t be too terribly Presidential, would it?”

The women tittered. The bottles in their purses clinked. “We’re a fan club,” the group’s Alpha-female said, and showed a Membership ID instead of a driver’s license. “The John Holmes Appreciation Society.”

“Oh, I see,” the Night Porter said, and slid the key across the counter. “Have a pleasant evening, ladies.”

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Before long, the hotel’s few other guests began to call Reception with complaints about a noisy party in the Penthouse. The Night Porter put the Be Right Back sign on the desk and rode the elevator all the way up.

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After a few fruitless knocks on the Presidential Suite’s massive door, he tried the passkey. The door was blocked from the inside with something heavy. The noises that echoed down the hall way weren’t shrieks, or loud music, or bottles breaking, or chainsaws. They weren’t the sort of noises people usually complain about. He felt himself transported to a field full of wildflowers in summer. The bees had returned in their rightful numbers, and were doing their work, so crucial to life on this planet.

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The Night Porter went back downstairs and resumed his post. Whenever another guest called to complain, he replied, “Go to another hotel.”

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***

Fan Club

Un nugolo di donne entrò di notte al Kranepool e pretesero una lussuosa Suite. Visto come andavano le cose nel mondo, davano per scontato che l’hotel non fosse proprio al completo. Avevano ragione.

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“Siete fortunate,” disse il portiere di notte, dopo aver fatto finta di consultare il registro. “Possiamo darvi la Presidential Suite con un forte sconto, visto che è, ehm, giovedì sera.”

Le donne esultarono, ulularono, diedero pugni all’aria e si scambiarono pacche sulle spalle, stando attente a non danneggiare le unghie laccate. “E non ci date anche film per adulti in tivù?” chiese una di loro.

“Naturalmente,” rispose il portiere di notte. “Altrimenti che Presidential Suite sarebbe?”

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Le donne ridacchiarono. Le bottiglie nelle loro borse tintinnarono. “Siamo un fan club,” disse la femmina alfa del gruppo, e mostrò una tessera anziché la patente di guida. “Società estimatrici John Holmes.”

“Ah, vedo,” disse il portiere di notte, e le porse la chiave. “Vi auguro una piacevole serata, signore.”

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Entro breve, gli altri pochi ospiti presero a telefonare la reception per lamentarsi di una festa rumorosa al penthouse. Il portiere di notte mise il cartellino Torno Subito sul banco e salì in ascensore.

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Bussò inutilmente alla porta della Presidential Suite, poi tentò di aprirla con la chiave universale. Era bloccata dall’interno con qualcosa di pesante. I rumori che echeggiavano per il corridoio non erano urla, né musica ad alto volume, bottiglie che si infrangevano o seghe a motore. Non erano il tipo di rumore di cui ci si suole lamentare. Il portiere di notte si sentì trasportato su un prato in fiore, d’estate. Le api erano tornate numerose per fare il loro lavoro, indispensabile al proseguimento della vita sul pianeta.

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Il portiere di notte ridiscese e tornò al lavoro. Quando arrivarono telefonicamente altri reclami, rispose, “Vada a un altro hotel.”

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matthew licht