The Mirrors of Jena
A colleague writes from Germany:
Jena, deep in the heart of the former German Democratic Republic, is known for its production of glass, one of nature’s most useful gifts to mankind.
Aside from holding beer, glass is indispensable to precision photographic lenses, and enables us to reflect on who we are, or at least what we look like. Mirrored glass is made through the application of mercury, an element hazardous to our health.
Under certain conditions, mirrors become screens on which aspects of our previous lives are projected.
I was lucky enough to manage the Grand Hotel Jena for many years. To encourage the local trade, the lobby, hallways and rooms were thickly encrusted with mirrors of all shapes and sizes. Some of our honored guests were pleased to offer their reflections. It gives me great nostalgic joy to share them with Hotel Kranepool.
Duschka W., age 24, from Weimar (with two of her past-life alter-egos): “I come to Jena to take the waters. The shower rooms’ mirrors make me look slim and practically hairless.”
Trautwig H., age 32, from Rostock: “Yoga lessons at the Jena Grand are strenuous. I’m careful to warm up before a mirror, to ensure that my positions are correctly assumed.”
Buna K., age 27, from Potsdam: “My childhood dream was to be a go-go girl at the Volksbühne. That’s no longer possible. My fantasy career went off in another direction, but I can still shake it for myself in the closet.”
Gerda von R., age 25, from Hoyerswerda: “I learned Russian by mouthing words before a mirror. How I love to re-live this girlish experience.”
Frauke T., age 24, from Halle: “Following fashions from across the Magic Curtain (it was forbidden to call it the Iron Curtain) was never easy. Figuring out what to wear was like a séance.”
Verena S., age 31, from Wismar: “Whenever I look in a mirror, I get the feeling someone’s standing behind me and slightly off to my right or left. It’s disturbing, but I wouldn’t have it any other way.”
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Gli specchi di Jena
Un collega scrive dalla Germania:
Jena, nel cuore dell’ex-Repubblica Democratica, è rinomata per la produzione del vetro, un utile dono della natura.
A parte contenere birra, il vetro è indispensabile nella manifattura degli obbiettivi fotografici. Il vetro ci fa riflettere su chi siamo, o perlomeno come sembriamo. Tramite l’applicazione del mercurio, un elemento dannoso alla salute, nel vetro ci possiamo anche specchiare.
In certe condizioni gli specchi diventano schermi sui quali vengono proiettati certi aspetti delle nostre precedenti esistenze.
Fui per molti anni il direttore del Grand Hotel Jena. Per incoraggiare l’industria locale, la hall, i corridoi e le stanze erano incrostati da specchi di ogni dimensione. Alcune delle nostre gradite ospiti sono state così gentili da donare le loro riflessioni. Per me è una nostalgica gioia condividerle con Hotel Kranepool.
Hessa D., 23 anni, di Cottbus: “Le docce comunali di una volta non erano poi così male. Vi si facevano delle amicizie profonde e durature. Ma preferisco truccarmi da sola. “
Uta B. 32 anni, di Gera: “Il carnevale non è più divertente come durante il socialismo. Ora dobbiamo per forza mascherarci per Halloween. Quest’anno sarò la Donna Ragno.”
Christiane F., 29 anni, di Berlino (ex-est): “Occhio non vede, bocca non dice. Non mentire allo specchio, perché lo specchio risponde sempre con la brutale verità.”
Silke U. 31 anni, di Frankfurt an der Oder: “Colloco gli specchi più in basso possibile. Li stacco dal muro, se ci riesco. Sotto sotto sono narcisista. Ammirare i propri piedi è maledettamente difficile. Ci vorrebbe un’apparecchiatura specializzata. Perché i fisici sprecano tempo sulle particelle elementari?”
Freya K. anni ?, di Dessau: “Accidenti ai misteri del tempo. Dovevo nascere nella Repubblica di Weimar. Me lo dice anche lo specchio quando chiedo chi è la più bella della DDR.”
Anka Z., anni 25, di Lipsia: “Il trionfo del capitalismo è che ora possiamo avere quante scarpe vogliamo.”