The Partial

There’s an old sentimental song in which an unidentified person leaves a heart in San Francisco.

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Guests leave parts of themselves at hotels where they’ve stayed: books, articles of clothing, personal hygiene- and self-pleasure items that they’re embarrassed to have returned, hairs, flakes, odors, tears and other fluids that dry up all too soon.

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There’s a hotel where these traces of humanity reassemble themselves. Guests wander into the Partial’s lobby like clouds dressed in clothes. They seem lost, because they are. Who am I? Where’ve I come from? Where do I have to be next?

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The answers to these easy questions lie in the rooms upstairs, and in the sauna, the revolving rooftop bar, the conference center. Or so the reassembled guests hope.

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They roam the halls.

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They knock into the furniture, which doesn’t move.

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They meander past mirrors, with no time to reflect. The shoeshine machines whir briefly to life when they pass by. The elevators rise and fall, with the lights on, even though no one pushed the buttons.

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Check-out time at The Partial is sad, inevitable, and it happens every day.

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***

Grand Hotel Parziale

Una persona non identificata lascia il cuore a San Francisco in una vecchia canzone sentimentale.

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I graditi ospiti lasciano qualcosa di loro stessi negli hotel dove hanno pernottato: libri, indumenti, oggetti personali di igiene e/o piacere che si vergognano di farsi rispedire, peli, scaglie, odori, lagrime e altri fluidi che si seccano fin troppo presto.

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Esiste un albergo presso il quale queste tracce di umanità si ricompongono.

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Gli ospiti di Hotel Parziale arrivano vaganti, come nuvole vestite. Sembrano perduti, perché lo sono.

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Chi sono? Da dove sono arrivato/a? Dove devo andare domani o dopodomani o la settimana prossima?

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Le risposte a queste domande facili si trovano nelle stanze, o nella sauna, nel ristorante roteante sul tetto, nella sala conferenze. Almeno così sperano.

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Passano accanto agli specchi senza dargli tempo di riflettere. Le macchine lustrascarpe scattano brevemente a vita al loro passaggio. Gli ascensori levitano, con le luci accese, su e giù, anche se nessuno ha premuto i tasti.

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L’ora del check-out al Grand Hotel Parziale è triste e inevitabile. Avviene ogni giorno.

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matthew licht