Vedo la luce

La gestione dell’Hotel Kranepool insiste sulla parsimonia. Durante le ronde, tra mille altre cose, devo cercare luci lasciate accese, e spegnerle. Questo sarebbe per amore dell’ecosistema. A volte prefirerei lasciare sfarzosamente illuminato tutto, per amore di non essere spaventato a morte da certe zone dello stabilimento. 
La gestione nega che sia stato commesso un cruento omicidio nella sala conferenze al secondo piano. 

Che strano, allora, che sia proprio la luce in quell’ampio salone che rimane più spesso “accesa”. Molte sono le notti in cui vedo strisce di luce in fondo a quelle doppie porte chiuse. So che non c’è nessuno, là dentro, ma devo guardare comunque. Premo il pulsante per spegnere, e continuo la ronda. 
La piccola sveglia Braun che ho sistemato nella stanzetta dietro la reception mi intima di rifare il giro solitario, ed ecco di nuovo la traccia luminosa di presenze in conferenza. Chi riaccende il lampadario fantasma, questo polpo fosforescente che fluttua in cerca di nutrimento a 2,000 leghe sotto il mare. 

Questa medusa a forma di cavolo verza ha divorato una fetta di soffitto nel salone detta la James Bond/Edgar Allan Poe Lounge. Tutte le volte che la trovo accesa, sento melodie di vibrafono che vagano per l’aria condizionata. La gestione insiste, veementemente, che il Kranepool non dispone assolutamente di un dispositivo Muzak. Eppure quel suono di campane tubolari non è dissipato quando spengo la luce. 
L’ultima volta che andai alla biblioteca comunale, feci una ricerca nell’archivio del quotidiano locale. Sfogliai a lungo le pagine di cronaca nera. “Vibrafonista dei Vip, strangolato in Hotel!”Non a tutti piace il jazz lenitivo, a quanto pare. 

Mort, il barman del Kranepool, si ricordava dell’omicidio jazz, ma non voleva parlarne. Invece, disse che l’oggetto qua sopra fu la lanterna a babordo dell’Andrea Doria.Gli chiesi come aveva fatto la gestione del Kranepool a ottenere questa affascinante reliquia di una nave che, per quanto ne sappia, è rimasta sul fondo del mare da qualche parte. 
“Tramite conoscenze,” rispose.Quando gli chiesi perché fosse stata dipinta di una pallida magenta opaca, mentre il colore tradizionale per le lanterne di babordo è il rosso, disse, “Credo che volessero attirare una clientela dal mondo del design.”Questo loro progetto fallì. Né architetti né arredatori d’interni bazzicano il Kranepool Bar. Questa luce qui, perlomeno, rimane sempre spenta. 

store lamps prato thumbnail.jpg

See the Light
Management here at the Hotel Kranepool is insistent on thrift. During rounds, I’m supposed to keep an eye out for lights left on, and turn them off. This is in the interest of ecology, they claim. Sometimes I’d prefer to leave the whole place ablaze, in the interest of not being spooked by certain areas of the establishment.Management denies that a gruesome murder was committed in the second-floor conference/dining room. 
How odd, then, that this is the light that gets left on most. Many nights, bright strips glow under the closed double-doors. No one’s in there, I know, but I go in anyway, flick the switch, and continue the inspection tour.When the Braun alarm clock I installed in the little room behind the reception desk says it’s time for another lonely hike, there’s the luminous sign of supernatural presences, and there’s the phantom chandelier, a phosphorescent octopus ghosting through light-space in search of food at 2,000 fathoms. 
This cabbage-shaped luminous jellyfish has engulfed a portion of ceiling in the room known as the James Bond/Edgar Allan Poe Lounge. Whenever I find it left on, vibraphone melodies waft through the chill air. Management insists, vehemently, that the Kranepool is utterly devoid of Muzak. But the chimes aren’t dispelled when I kill the light. 
Last time I went to the Public Library, I ran a check in the back-date newspaper morgue. There it was, in black and white: “Celebrity Vibraphonist Found Strangled in Hotel!”Not everyone loves soothing jazz, apparently. 
Mort the Barman told me this odd accoutrement was a running light on the Andrea Doria. The left, or port, lantern, of that doomed ship.“How did Kranepool Management obtain this fascinating relic?” I asked. Especially when that particular ocean liner’s permanently at rest on the ocean floor somewhere. 
“Through connections,” he said.When I asked why the lantern had been painted a pale opaque magenta, when the traditional color for port-side running lights is red, he said, “I think they wanted to attract a design world clientele.”Management’s scheme failed. No architects or interior decorators haunt the Kranepool Bar. This light, at least, can be relied on to stay off. 

 

Matthew Licht