Family Life
Questa serie di immagini, come altre che potete trovare qua o qua, sono create partendo da foto elaborate in molti passaggi con intelligenze artificiali che lavorano con Generative Adversarial Networks (GAN). In estrema sintesi (e con qualche imprecisione) si tratta di sistemi basati sul deep learning, in grado di imparare a generare materiale inedito sulla base di alcuni modelli dati. Una GAN che "mangia" tantissime foto di volti, ad esempio, è in grado di produrre facce di persone che non esistono come queste.
Artbreeder è un programma che sfrutta in modo più artistico questa tecnologia, creando una serie potenzialmente infinita di immagini in base a quelle di cui si nutre, secondo vari parametri modificabili. I Generative Adversarial Networks sono essenzialmente due reti neurali: un modello generatore addestrato a generare nuove immagini, e un modello discriminatore che cerca di classificarle come giuste (in base a quelli forniti) o sbagliate (generati).
Nell'esempio precedente, le due reti, nutrite da un grosso dataset di volti umani, si rimbalzano l'immagine di quel che deve somigliare a un viso finché non si convincono che lo sia davvero. In questo processo l'artista si inserisce come terzo polo della rete e decide quale immagine va bene e quale no, e da quale partire per la generazione di una nuova opera.
In breve, invece di dedicarmi alla realizzazione di un'immagine, ne ho vagliate centinaia finché una non mi è sembrata "giusta". La storia dell'arte ci ha già insegnato che la creazione è soprattutto scelta, dunque nulla di nuovo, ma il vero interesse di queste opere risiede nella loro semi-riconoscibilità, che ci insegna moltissimo su come creiamo e percepiamo il mondo. C'è qualcosa, ma non si sa cosa: questo l'effetto più evidente.
Le opere ottenute con questa procedura mettono a fuoco il limite della riconoscibilità, quasi una cristallizzazione della fase intermedia tra la percezione di qualcosa e il nome che gli viene dato. Per questo motivo ho chiamato tutta questa serie di lavori "Innominabili".
Francesco D’Isa (Firenze, 1980), di formazione filosofo e artista visivo, dopo l'esordio con I. (Nottetempo, 2011), ha pubblicato romanzi come Anna (effequ 2014), La Stanza di Therese (Tunué, 2017) e saggi per Hoepli e Newton Compton. Direttore editoriale dell'Indiscreto, scrive e disegna per varie riviste.